FIAMMAEVA

Title:LA DANZA DI FIRULÌ
Subject:ITALIAN FICTION Scarica il testo


fiammaeva

LA DANZA DI FIRULÌ


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Nella verde e rigogliosa vallata di Frescafonte, nasceva, alimentato da un'allegra e zampillante cascata, un bellissimo lago dalle acque cristalline, circondato da un'ampia e profumata distesa di fiori d'erica. Gli abitanti di questo singolare luogo erano animali di varie specie, pesci iridescenti e variopinti, ed infine numerosi piccoli insetti che avevano le loro dimore proprio tra le corolle dei fiori d'erica.
Tra essi in particolare vi era un bizzarro e simpatico personaggio, il ragnetto Firulì, che destava la benevolenza e la meraviglia generale a causa di una sua particolare passione: il ballo del tip tap. Infatti il nostro Firulì adorava questa danza che eseguiva magistralmente sul grande e liscio scoglio in riva al lago, dopo aver legato ad ognuna delle sue otto zampette alcune minuscole e levigate pietroline, accompagnato dal dolce canto del pettirosso Valdo, mentre tutti gli altri animali lo guardavano ammirati. Persino i pesci, all'udire il frenetico ticchettio delle zampette di Firulì, balzavano fuori dall'acqua per assistere a quello spettacolo insolito.
Un bel giorno il vecchio castoro Oreste, che era il più anziano abitante di Frescafonte, decise di dare una gran festa per celebrare i cento anni di vita della vallata, durante la quale ogni animale si sarebbe esibito nella propria specialità. La notizia provocò nella vallata un fermento generale: l'oca Giuliva si dava un gran da fare insieme alle altre signore del posto preparando il menù delle vivande, mentre lo sciame delle api lavorava per distillare enormi quantità di miele che sarebbe servito alla preparazione dei dolci; l'orso Filiberto si occupava di selezionare i partecipanti allo spettacolo ed il nostro amico Firulì si allenava nei preparativi della sua esibizione.
Ma tutto questo fermento di attività aveva risvegliato la sinistra ed oscura presenza del mago del gelo notturno, il malvagio Asmodeo, che da lungo tempo dormiva indisturbato nelle profondità del lago. Proprio il giorno che precedeva la grande festa, mentre gli animali erano impegnatissimi nell'allestimento delle decorazioni che avrebbero adornato le sponde dell'intero lago, Asmodeo emerse dalle acque terrorizzando i presenti e con voce insinuante e maligna disse:"Non credo che domani avrete molto da festeggiare, perché da questo momento la vallata di Frescafonte non rivedrà mai più la luce del sole!".
Ciò detto, stese il suo nero mantello sulla vallata avvolgendo in una coltre di ghiaccio ogni singolo fiore d'erica e trasformando in una lastra gelata la superficie del lago. Da quell'istante una notte più nera del nero discese sulla vallata, lasciando nella più grande disperazione i suoi poveri abitanti. Tutti erano troppo tristi per poter pensare ad una soluzione, ma il piccolo Firulì non si perse d'animo e chiamati a raccolta gli altri animali espose sommessamente il suo piano. Di lì a poco venne radunato l'esercito delle lucciole, capeggiato dal generale Milleluci, perché aiutasse gli altri animali a procurarsi dei sassi piatti e lisci. Firulì infatti aveva convinto tutti i suoi amici ad imparare proprio quella notte a danzare il tip tap; ognuno di essi, fissati i sassi alle zampe e guidato dal maestro ragnetto, iniziò a ballare sulla superficie ghiacciata del lago, mentre Valdo il pettirosso intonava una delle sue più melodiche canzoni. Ben presto tutta la vallata fu pervasa dal suono ritmico di quel ballo che continuò instancabilmente per molte ore. A poco a poco la superficie del lago iniziò a scricchiolare e quando fu sul punto di rompersi, tutta la compagnia di provetti ballerini corse verso la riva, tranne Firulì che continuò la sua esibizione. Ad un tratto ecco il miracolo: un sottile raggio solare ruppe l'oscurità!
Il sole, deliziato ed incuriosito dal suono di quella danza, non aveva resistito e infischiandosene dell'incantesimo del malvagio Asmodeo, sporse la sua corolla di raggi luminosi che disciolsero definitivamente il gelo della vallata. L'impavido Firulì venne riportato a riva sul dorso di una carpa dorata e osannato da tutti come salvatore del popolo di Frescafonte, diede inizio ai festeggiamenti per il centenario.
Del mago Asmodeo nessuno sentì più parlare, ma si dice che anch'egli in quella notte oscura non abbia saputo resistere all'incalzante ritmo della danza di Firulì, tanto da non accorgersi del sopraggiungere della luce solare che incenerì il suo nero mantello, impedendogli così per sempre di turbare la felicità degli abitanti della vallata.


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