FIAMMAEVA

Title:IL SEGRETO DI GIOSUÈ
Subject:ITALIAN FICTION Scarica il testo


fiammaeva

IL SEGRETO DI GIOSUÈ



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Forse non a tutti è capitato di fare una gita a Terragaia, piccola cittadina di campagna, famosa per la fertilità dei suoi verdi campi e per gli smaglianti colori degli alberi da frutto nella stagione primaverile. Chiunque si trovi a passare di lì verrà certamente attratto, oltre che dalle meraviglie del paesaggio, da un piccolo appezzamento di terra circondato da dodici alberi di pesco che hanno il dono miracoloso di adornare i propri rami di dolcissime pesche e di profumati fiori rosati durante tutti i mesi dell'anno. Questo fazzoletto di terra, nonostante le sue limitate dimensioni, vede crescere in se ogni tipo di ortaggio, verdura e quant'altro sia possibile coltivare, grazie alle amorevolissime cure del suo proprietario, che vive in una graziosa casetta situata proprio sotto uno dei dodici alberi di pesco: il leprotto Giosuè. Questo nostro piccolo amico aveva reso talmente rigoglioso il suo orticello, da divenire l'invidia di tutto il paese, i cui abitanti avevano oramai preso l'abitudine di acquistare da lui tutto ciò di cui avevano bisogno, nella segreta speranza di riuscire prima o poi a scoprire quale fosse il segreto della sua abilità di coltivatore. In realtà Giosuè aveva un suo piccolo segreto del quale nessuno era a conoscenza; tutte le volte che si prendeva cura delle sue piante, si rivolgeva ad esse con una gentilezza ed una cordialità inusuali per dei semplici vegetali, ma essi sembravano apprezzare moltissimo queste attenzioni, tanto da fare dono a Giosuè dei loro migliori frutti.
Alle spalle della casa di Giosuè abitava Ernesto la talpa, che più di ogni altro aspirava a conoscere il magico segreto del piccolo leprotto, infatti, per quanto egli si affannasse a scegliere i migliori semi e l'acqua più pura per innaffiare i suoi ortaggi, questi non potevano assolutamente reggere il paragone con il campicello del suo vicino. Ernesto non faceva che rodersi di bile nel vedere ogni mattina la lunga fila di massaie che riempivano le sporte con ogni ben di Dio, mentre nessuno si presentava mai davanti alla sua porta. Non potendone più, decise quindi di scoprire il segreto della fortuna di Giosuè, appostandosi dietro uno dei dodici alberi di pesco per l'intera giornata. L'attesa fu lunga; trascorse l'intera notte e quando al sorgere dell'alba la sconfortata talpa stava per ritornarsene a casa, udì una voce. Dopo aver inforcato le sue spesse lenti (la miopia delle talpe è nota a tutti) si sporse da dietro l'albero e riconobbe Giosuè.
"A guardare il tenue colorito delle vostre foglie si direbbe che anche per voi lattughine questa notte è trascorsa serenamente", diceva il leprotto con voce suadente;
"E voi, piccoli cavolfiori, stamattina sembrate tante allegre nuvolette bianche scese dal cielo a darmi il buongiorno. Naturalmente non dimentico di salutare le zucche dorate e gli alberi di pero che con i loro frutti appetitosi farebbero venire l'acquolina in bocca a chiunque", continuava.
Ernesto la talpa non credeva alle proprie orecchie, ma superato lo stupore iniziale, elaborò il suo piano per porre fine alla fortuna di Giosuè. Trascorsa l'intera giornata, al calar della sera, quando ormai il nostro leprotto riposava dalle fatiche del lavoro, l'infida talpa s'intrufolò nell'orticello e con vocetta stridula iniziò ad apostrofare le povere piantine con ogni sorta di malignità:
"Che stupide siete! Pensate davvero di avere tutte le qualità di cui parla Giosuè ed invece non siete altro che erbaccia inutile. Non fareste gola neanche al povero più affamato....", e così via di questo passo Ernesto continuò a parlare per più di un'ora. L'indomani invece, appena sveglio, imitando Giosuè si mise a parlare con le sue piante abbandonandosi ai complimenti più svenevoli e sdolcinati. Nello stesso momento Giosuè si apprestava ad irrigare il suo campo e quale non fu il suo rammarico nel vedere i suoi ortaggi ridotti in pessimo stato; le foglie degli spinaci erano avvizzite e ciondolavano meste, i pomodori giacevano afflosciati sul terreno e le pesche che da sempre erano state il suo principale motivo di orgoglio, avevano perso il naturale colorito rosso dorato per assumere un pallore giallastro.
"Qui c'è sotto qualcosa", pensò subito Giosuè e i suoi sospetti trovarono conferma quando nel fare un giro nei dintorni si accorse che Ernesto la talpa girava tutto gongolante nel suo campicello, pervaso da un'insolita allegria. La notte successiva fu Giosuè ad appostarsi dietro l'albero di pesco e si accorse così di ciò che Ernesto aveva tramato alle sue spalle. Senza perdere neanche un minuto di tempo, sfruttando l'oscurità della notte e la miopia della talpa, l'astuto leprotto si appiattì furtivamente dietro un'enorme anguria e non appena l'intruso iniziò a lanciare i suoi soliti insulti rimase paralizzato dalla paura nell'udire una voce profonda provenire dall'anguria alle sue spalle: "Noi abitanti dell'orto siamo proprio stufi di essere insultati così da una stupida talpa, quindi abbiamo deciso di punirti severamente!", e ciò detto la grossa anguria cominciò a rotolare velocemente in direzione del povero Ernesto che non poté far altro che darsela a gambe levate, più terrorizzato che mai. Da quella notte il campo di Giosuè tornò ad essere pieno delle meraviglie che tutti conoscevano e di lì a qualche giorno, il piccolo leprotto vide passare Ernesto la talpa, carico di valige e fermamente deciso ad allontanarsi al più presto da quel luogo infestato dalle angurie parlanti.


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