VENANZIO

Title:IL SETTIMO GIORNO RIPOSÒ
Subject:ITALIAN FICTION Scarica il testo


Venanzio

IL SETTIMO GIORNO RIPOSÒ


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Aveva programmato il riposo per il settimo giorno, ma quello fu più stancante degli altri. Aveva pensato che facendo la creazione le sue creature gli avrebbero dato gioie e soddisfazioni ma ora, se avesse potuto, sarebbe tornato alla sua vecchia coperta e al suo braciere. Purtroppo non ricordava dove li aveva lasciati.
Le lamentele si levavano in coro, nessuno era felice del suo stato. Era possibile che nella creazione ci fosse qualche manchevolezza, ma in fondo, si disse, nessuno è perfetto e lui aveva fatto del suo meglio.
Ogni tanto guardava verso il basso e veniva colto dall'ira. Alle volte da depressione. Nessuno era mai stato tanto irriconoscente. Aveva creato il leone, il leopardo, l'asino e la formica. Li aveva visti che vagavano in solitudine, ed era entrato nella loro testa per capire i loro pensieri, come era compito di un buon padre.
Le proteste erano così numerose che, per lo sconforto, andò a rifugiarsi dall'altra parte della terra. Purtroppo però là faceva freddo e all'ottavo giorno tornò di qua.
Durante la creazione aveva capito che l'uomo, con tutta quella confusione in testa, avrebbe fatto fatica a cavarsela. Perciò gli aveva dato mani robuste, braccia lunghe fino alle caviglie, una folta pelliccia che lo riparasse dal freddo e un lungo corno in mezzo alla fronte per difendersi dai nemici.
Purtroppo impigliava il corno in mezzo ai rami, alle volte lo conficcava nei tronchi degli alberi e, quando non riusciva a liberarsi, stava lì a piangere per notti intere, fino a quando non arrivava, esasperato, l'elefante, che lo afferrava per i piedi, lo disincastrava e lo scaraventava lontano, dove i suoi lamenti non potevano giungere.
Certe notti anche lui, il Creatore, era costretto a mettere i tappi alle orecchie.
Per risolvere il problema pensò di dargli una compagna e una sera, mentre dormiva, lo legò e lo imbavagliò ben stretto perché così, se si fosse svegliato, non avrebbe potuto urlare. Gli cavò il corno dalla fronte e con un pezzo scolpì la donna.
La fece un po' più piccola, soprattutto la testa, per evitare che si riempisse di confusione, e la rivestì di pelo lungo fino alle caviglie. Quando l'uomo la vide pensò di aver trovato un materasso abbandonato e vi si coricò sopra.
Il Creatore confidò nel meglio, si voltò dall'altra parte e diede un calcio a quell'avanzo di corno, di cui non sapeva cosa fare. Il corno schizzò lontano e andò a piantarsi dritto in fronte a un animale intento al pascolo. Fu così che, dal corno dell'uomo, nacquero la donna e il rinoceronte.


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