BREZZA

Title:UNA VOLTA GLI UOMINI VOLAVANO
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Subject:ITALIAN FICTION
Speaker:FALCONI GIACOMO
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Brezza

UNA VOLTA GLI UOMINI VOLAVANO



.o00o.


È passato molto tempo da allora, da quando gli uomini volavano. Ora, ma solo
qualche volta, gli uomini volano nei sogni, ma hanno paura di cadere e si
svegliano. Anche i bambini sognano di volare sopra le case e tra le nuvole e
anche loro, spesso, fanno un salto nel letto e chiamano la mamma. Per fortuna,
però, hanno ancora la fantasia, e riescono a vedere le cose belle.
In tempi molto lontani si volava davvero, e ogni persona aveva dietro le spalle
due grosse ali bianche invisibili, ma piene di forza. Gli uomini attraversavano
mari di nuvole e andavano a trovare le stelle per fare lunghe chiacchierate.
Sapevano che il mondo è come uno di noi, solo molto più grande.
Alle volte volavano da soli, alle volte con tutta la famiglia, e stavano in
cielo ore, qualche volta anche giorni, fino a quando non sentivano un certo
languorino e tornavano a casa a preparare la cena. Mio nonno mi raccontava
sempre questa storia. Lui l'aveva sentita dal nonno, e il nonno dal nonno, così
indietro per anni e anni e anni. Questa è la storia di un bimbo che una volta
attraversò tutto il cielo e arrivò fino al punto in cui non c'è più niente,
perché neanche il cielo è ancora arrivato così lontano. Un uomo lo prese per
mano.
- Andiamo - gli disse con un sorriso rassicurante.
Il bimbo era a letto con una grossa febbre, aveva l'influenza, ma si alzò e lo
seguì. Non lo seguì come si segue una persona, comunemente. Si sollevò da terra,
attraversò i vetri della finestra senza romperli, e volò. Volò in alto, lassù, e
il sole era tutto una fiamma, ma la luce non gli dava alcun fastidio. Il bimbo
si accorse d'essere anche lui luminoso, come se fosse pieno di luce.
- Ora diventeremo molto grandi - disse l'uomo - diventeremo grandi come tutta
la terra, poi grandi come il sole, poi grandi come il sistema solare, poi grandi
come le costellazioni. E ogni parte di noi diventerà grande come il sole e
brillerà.
Il bimbo si accorse di crescere, di essere come l'universo, ma si sentiva
leggero e forte, senza neanche un po' di febbre. Gli pareva di essere anche lui
l'universo, una cosa senza fine di soli e di stelle.
- Sto proprio bene - disse.
- E fra un po' starai ancora meglio - rispose l'uomo.
- E vedo la luce che corre - disse. - Non mi è mai capitato prima. Ho sempre
visto il sole, le cose illuminate, ma mai la luce che corre tra le stelle.
- L'universo è pieno di luce - rispose l'uomo. - Vieni, te lo voglio far
conoscere. Ma dovrai correre veloce, molto veloce.
- Correrò come il vento - rispose il bimbo.
- Abbiamo già corso come il vento, e centomila volte più veloci del vento. Ora
correremo come la luce, e centomila volte più veloci. Correremo come il
pensiero.
- Correrò come il pensiero, allora - disse il bimbo.
Erano milioni di costellazioni fatte di milioni di stelle, galassie che si
stendevano come una scia di luce, e tutte pulsavano come le arterie quando il
cuore spinge il sangue in avanti.
- Ora correremo più veloci del pensiero - disse l'uomo.
- Ti seguirò passo passo.
Il bimbo correva, volava senza fatica. L'uomo deviò dopo un ammasso di galassie
e il bimbo lo seguì con il cuore pieno di meraviglia. Tutto era bello, più bello
dei fiori e dei tramonti quando il cielo è rosso e le nuvole si coprono d'oro.
- Ecco - disse l'uomo - guarda laggiù.
Le stelle e le galassie ruotavano tracciando code di luce e dicevano parole che
arrivavano agli occhi e al cervello senza che si sentisse alcuna voce, e forse
si sentiva anche la voce.
- Queste sono le mani.
Forse erano le mani del mondo, ma è difficile dirlo perché erano molto lontane.
Al bimbo, che anche lui era cresciuto ma non sapeva quanto, parve di sentirsi
parte di quel mondo.
- Andiamo - disse l'uomo - abbiamo ancora molta strada.
I mucchi di stelle continuavano a brillare, e il bimbo pensò che l'universo era
come un uomo, un gigante. Per conoscerlo bisognava volare, bisognava saper
volare. Poi fu necessario interrompere il viaggio.
- Ora torniamo - disse l'uomo. - Strada facendo diventeremo sempre più piccoli
e meno veloci. Tu tienimi per mano, e io ti riporterò a casa.
- Aspetta - disse il bimbo. - Posso fare una capriola? Non ho mai fatto una
capriola, qui tra le stelle.
- Fa' la capriola, allora - rispose paziente l'uomo.
Fu una girandola di colori, come quando per le ricorrenze si fanno i fuochi
d'artificio.
- Grazie - disse il bimbo dopo la capriola. - Ora ti seguo.
Sulla strada del ritorno le luci rotolavano e le galassie sfrecciavano, e a
mano a mano che i due facevano il percorso del ritorno le stelle uscivano dal
corpo del bimbo e rientravano nei loro mondi. La velocità del pensiero correva
sotto i loro piedi. Apparve la via lattea, e poi una piccola stella, che gli
uomini chiamano sole, poi tanti pianetini, e tra quelli uno che gli uomini
chiamano terra. Il bimbo diventava piccolo, sempre più piccolo, o era la terra
che diventava grande, sempre più grande. In un attimo si ritrovò nel suo letto.
- Un giorno - disse l'uomo - ti riporterò lassù, e ti mostrerò altre cose.
Il bimbo chiuse gli occhi solo un attimo. Poi fece una domanda.
- È stato un sogno?
- Tutte le cose - rispose l'uomo - sembrano un sogno, ma se ne vedrai la
bellezza e ricorderai le mie parole volerai ancora. Le tue ali si apriranno da
sole.
L'uomo uscì chiudendo la porta. Il bimbo pensò a quelle parole e non le
dimenticò più. Continuò a volare nei cieli fino a quando diventò vecchio e lo
insegnò ai suoi bimbi.
Purtroppo però, con il passare degli anni, gli uomini smisero di sognare e le
loro ali diventarono sempre più piccole, fino a quando sparirono del tutto. Ma
ogni tanto c'è qualcuno che solleva gli occhi al cielo e guarda le aquile, e i
merli, e le cornacchie. So che a quelli le ali ricresceranno, ma non chiedetemi
quando.



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