VENANZIO

Title:SARAI L'AMICO DELL'UOMO
Subject:ITALIAN FICTION Scarica il testo


Venanzio

SARAI L'AMICO DELL'UOMO



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Tutti sanno che, dopo la creazione, il Grande Capo avrebbe dovuto riposare, ma non fu così. Riposò solo il settimo giorno, e all'ottavo tornò alle sue fatiche.
Le sue creature brontolavano, protestavano, esprimevano lamentele. Anche il cane, che emetteva lunghi barriti come un elefante.
Durante la creazione Dio aveva tentato di fare l'uomo, che non gli era uscito come si deve e al quale, per non buttarlo nel cestino - il cestino non l'aveva e avrebbe dovuto creare anche quello - aggiunse due zampe e una coda e fece il cane.
Il cane ricordava come erano andate le cose. Correva veloce, aveva una bella pelliccia e sentiva bene gli odori, ma era seccato per l'occasione persa. Mentre infatti l'uomo cucinava gli arrosti lui era costretto a mangiare la carne cruda.
Il Creatore sentì le lamentele ma era carico di impegni e dovette farlo aspettare per un pezzo. Ma un giorno lo chiamò a sé.
Bada che ho poco tempo, gli disse. Dimmi cosa vuoi e lasciami tornare al mio lavoro.
Grande Capo, rispose il cane, tu volevi farmi uomo, ma il progetto ti è uscito male e mi hai fatto cane.
Scusami, disse il Creatore, nella quantità un errore è possibile, e poi ero stravolto dalla stanchezza. Ma, a guardarti, non sei uscito male.
Avrei preferito due teste, fece il cane, ma sono abbastanza soddisfatto anche così. Però non riesco a fare la carne arrosto. Consentimi di vivere accanto all'uomo, in modo che si possa spartire insieme i pasti.
E così sia, rispose il Creatore tornando al suo lavoro.
Il cane e l'uomo cominciarono a vivere insieme e il cane aiutò l'uomo ad accendere il fuoco e a cacciare, ma non riuscì mai a infilzare la carne nello spiedo o a metterla in pentola. E quando veniva l'ora dei pasti l'uomo gli dava gli ossi spolpati e le parti peggiori.
Il cane ne soffrì e fece ricorso a tutto il suo ingegno per imparare ad arrostire la carne allo spiedo, ma non ci riuscì mai. E i suoi figli e i figli dei suoi figli dovettero accettare questa dolorosa situazione e rassegnarsi a mangiare gli ossi. Altri, molto più fieri, non vollero accettare di essere servi dell'uomo e lo abbandonarono per tornare nella foresta e divenire lupi.
Con il passare dei secoli il cane capì che per infilzare lo spiedo aveva bisogno delle mani e cercò di parlare ancora al Creatore, ma non fu possibile.
Anche oggi, nelle notti di luna piena, quando il Creatore non dorme a causa della luce della luna che gli arriva in faccia, il cane e il lupo ululano la loro protesta ma non ottengono risposta. Allora ululano più forte per consolarsi a vicenda e finisce che gli uomini si svegliano e gli tirano gli ossi in testa.


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