SCICCHITANO PASQUALINA - TOGO VINCENT

Title:LEPRE E LA IENA (LA) - FIABA DAL MALI
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Subject:AFRICAN LITERATURES Scarica il testo


LA LEPRE E LA IENA

di

Pasqualina Scicchitano
Vincent Togo

Un giorno gli animali della foresta si riunirono per organizzare una "Ighenà", una festa. Tutto fu studiato alla perfezione, persino l'esclusione della iena. Questo animale era infatti indesiderato perché brutto e nessuno lo voleva, mangiava sempre tutto, anche gli avanzi.
Tra i presenti c'era la furba lepre che non aveva l'intenzione di andare a piedi a questa festa perché il villaggio distava una decina di chilometri. Pensò e ripensò, poi, per ovviare a questo inconveniente, ebbe una brillante idea: quella di arrivarci sulla schiena della iena. Così, con tono serio e posato, disse:
- "Amici miei, voi sapete quanto io sia pigra; il villaggio è lontano e non voglio andarci a piedi, perciò ho pensato di presentarmi cavalcando la iena".
Il leone con un borbottio la interruppe e poi urlò:
- "Chi ti credi di essere per pensare di cavalcare la iena? Quella lì ti farà a pezzi".
Sicuro di sè, il furbo animaletto replicò:
- "Tu sei forte, ma io sono scaltra e ti assicuro che riuscirò a farlo! Dovete solo promettere di mantenere il segreto e fare in modo che la iena sia all'oscuro di tutto!".
Così dicendo uscì lasciando tutti perplessi.
Passarono i giorni. Ognuno aveva svolto il proprio compito ed al villaggio tutto era pronto; ci si chiedeva soltanto come avrebbe fatto la lepre a mantenere la promessa. Ormai mancavano poche ore all'inizio della grande serata e lei non si era ancora fatta viva. Si trovava infatti nella sua casa intenta a prepararsi.
Dopo essersi vestita con cura, uscì e canticchiando si avviò verso l'abitazione della iena. Quando fu sicura di essere intesa si mise a cantare:
"Io stasera vado all'ighenà
dove si ride e si balla,
e dove si beve e si mangia".
Capì che la iena dietro un cespuglio la stava ascoltando ed allora rincarò la dose:
"Io stasera vado all'ighenà
dove si ride e si balla,
e dove si beve e si mangia,
oh là là che bella abbuffata!
oh là là che bella abbuffata!".
A questo punto la iena saltò fuori dal cespuglio e disse:
- "Veramente vai alla festa? o è solo una canzone?".
- "Certo! Questa sera vado a Torolì per l'ighenà" affermò la lepre. Interessata la iena disse "vengo anch'io". Con tono convincente la lepre però aggiunse:
- "Se vuoi, puoi venire, ma per essere accettata devi vestirti bene; vedi io sono già pronta e potrei aiutarti".
E così dicendo prese la sella, i paramenti e cominciò a prepararla senza neanche ascoltare le sue proteste. Alla fine era proprio contenta di come l'aveva agghindata; anche se aveva fatto una certa fatica perché la iena non voleva mettersi qugli ornamenti. Protestava continuamente e mugugnava con fare scontroso, e mentre si lasciava vestire pensava: "vestirsi così! pazienza! se vale un'abbuffata si può anche fare...". Quando però la lepre tirò fuori il morsetto da mettere in bocca, la iena urlò: "Nooo, cara mia, questo proprio non lo metto! Tu pensi che io possa tenere questa cosa per tutta la serata? E come farò a ridere?? Come farò a mangiare??".
Spontaneamente la scaltra lepre la rassicurò: "questo lo terrai solo per un po', appena saremo arrivati lo potrai togliere!".
Così la convinse e dopo averla addobbata, fulmineamente le saltò sulla schiena e con forza punse la pancia con i suoi speroni. La povera iena, sorpresa da queste fitte e tormentata dal morsetto in bocca, schizzò via, ed in poco tempo arrivarono nei pressi del villaggio. Qui la lepre scese dalla schiena e accorgendosi che la sua amica era inviperita e furibonda, prontamente le chiese scusa e le disse:
- "Cara amica, adesso tu aspetti qui un minutino perché io vado a vedere come si svolge la serata...".
- "E no!", l'interruppe l'altra, "io vengo con te. Dopo questa folle corsa io ho bisogno di mangiare".
- "No no!", ribadì la lepre, "ascolta me;è meglio così, tu aspetti qua..." e si allontanò in fretta verso un grande vassoio pieno di polli ben cotti. Ne prese uno al volo e tornò indietro urlando: "tieni! metti questo sotto i denti mentre mi aspetti", e lo buttò alla iena. Poi entrò di corsa là dove si festeggiava:
- "Avete visto? Sono riuscita, come avevo promesso, a presentarmi cavalcando la iena; eccola buona buona là fuori! Guardate!!". Le danze, i canti e i tamburi cessarono. Tutti gli animali corsero a vedere, chi alla porta, chi alla finestra, e videro al chiar di luna una splendida e radiosa iena vestita a gran festa.
- "E' vero", disse il leone, "sei stata brava; meriti un premio! Da oggi in poi tu potrai venire a tutte le nostre feste, ma non abbiamo cambiato idea sulla iena; lei no!" e si congratulò con lei. Così fecero tutti gli altri circondandola festosamente. Ma la lepre, quatta quatta, sgusciò via, ormai contenta di se stessa. Come fare però ora con la iena? Ci pensò un attimo e poi si catapultò verso l'animale, gesticolando e strillando con tutte le sue forze:
- "Presto amica mia corri!! scappa, va via! stanno uscendo tutti per picchiarti, si stanno attrezzando con bastoni e lance... Sono invidiosi perché tu sei così ben vestita. Ho fatto appena in tempo a scappar via per avvisarti".
- "Sì sì!! ho visto!" disse la iena prima di darsi alla fuga. Fatto qualche metro si girò: "però è colpa tua, piccola e brutta lepre! Mi hai addobbata così per fare bella figura e invece mi vogliono malmenare. Non voglio più vederti". E così dicendo, fuggì via.
Ecco perché, ancora oggi, una iena ed una lepre non si guardano mai in faccia.

(Tratta da P. Scicchitano e V. Togo, Le Favole Dogon, Bologna 1993)


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