KIPLING RUDYARD

Title:COME FU CHE IL LEOPARDO SI PROCURÒ LE MACCHIE
Subject:ENGLISH FICTION Scarica il testo


COME FU CHE IL LEOPARDO SI PROCURO' LE MACCHIE




di Rudyard Kipling














(traduzione di Anna Marolla)


Nei giorni in cui tutto ebbe inizio, Tesoro Mio, il Leopardo abitava in un luogo chiamato Prateria Alta.
Ricorda, non la Prateria Bassa o la Prateria Selvaggia e nemmeno la Prateria Brulla, ma la calda, spoglia e luminosa Prateria Alta, dove vi era esclusivamente sabbia, roccia color della sabbia e ciuffi di erba giallognola-rossiccia.
Lì vivevano anche la Giraffa, la Zebra, l'Antilope, il Cudù e l'Antilope sudafricana. Ed erano tutti dello stesso colore marroncino-giallo-rossiccio. Ma il più marroncino-giallognolo-rossiccio di tutti era il Leopardo: un grande felino il cui pelo si mimetizzava perfettamente con l'unico colore marroncino-giallognolo-grigiastro della Prateria Alta.
E questo era un bel guaio per la Giraffa, la Zebra e tutti gli altri, perché il Leopardo si appostava dietro a una roccia o a un ciuffo d'erba marroncino-giallognolo-grigiastro e, non appena la Giraffa o la Zebra o l'Antilope o il Cudù o il Cervo o il Camoscio passavano nei pressi, li sorprendeva con un balzo e li azzannava.
E non c'era proprio via di scampo!
C'era anche un Etiope con archi e frecce (allora era un uomo dal colorito giallognolo-marroncino-grigiastro), che viveva nella Prateria Alta col Leopardo. I due andavano sempre a caccia insieme, l'Etiope con i suoi archi e le sue frecce, e il Leopardo unicamente con i suoi artigli e i suoi denti ... tanto che la Giraffa, l'Antilope, il Cudù, la Quagga e tutti gli altri animali non sapevano più dove rifugiarsi, Tesoro Mio. Proprio non lo sapevano!
Molto tempo dopo - allora le cose restavano immutate per lungo tempo - gli animali trovarono il modo per sfuggire a tutto ciò che somigliava a un Leopardo o a un Etiope. E uno alla volta, la Giraffa per prima perché aveva le zampe più lunghe, abbandonarono la Prateria Alta.
Fuggirono per giorni e giorni, finché non giunsero a una grande foresta, ricca di alberi, cespugli e strane ombre a quadri, a righe e a macchie, e lì si nascosero. Col trascorrere dei giorni, chi esponendosi per metà alla luce del sole e per metà all'ombra, chi lasciandosi scivolare addosso le ombre proiettate dagli alberi, i nostri animali si trasformarono.
E così la Giraffa divenne a chiazze, la Zebra a strisce, il manto dell'Antilope e del Cudù si scurì e si coprì di piccole linee ondulate sul dorso, come quelle della corteccia su un tronco di albero. In questo modo, anche se si poteva udirli e fiutarli, difficilmente li si riusciva a vedere, e solo se si sapeva con precisione in che punto guardare.
Essi vivevano felici e beati nelle ombre a chiazze e strisce della foresta, mentre il Leopardo e l'Etiope continuavano a correre di qua e di là nella loro rossiccia-giallognola-grigiastra Prateria Alta, domandandosi dove fossero finite tutte le loro colazioni, i loro pranzi e le loro merende.
Erano a tal punto affamati che finirono col mangiare ratti, scarafaggi e iraci; e così venne a tutti e due il grande Mal-di-Pancia. Fu allora che incontrarono Baviaan, il Babbuino dalla testa di cane, che abbaia, e che è considerato l'Animale Più Saggio di tutto il Sudafrica.
Il Leopardo chiese a Baviaan (ed era una giornata davvero calda!): "Dov'è andata tutta la selvaggina?"
Baviaan sogghignò, poiché lui lo sapeva.
Allora l'Etiope domandò: "Mi sai dire qual' è l'attuale habitat della Fauna aborigena?" (che era la stessa cosa, ma l'Etiope usava sempre gran paroloni, era un adulto lui!)
E Baviaan ghignò di nuovo: lui sì che lo sapeva. Poi rispose: "La selvaggina si è data alla macchia e, se vuoi un consiglio, Leopardo, datti alla macchia anche tu senza indugio".
"Tutto ciò è molto interessante," - replicò l'Etiope - "ma io vorrei sapere dove è migrata la Fauna aborigena."
Allora Baviaan spiegò: "La Fauna aborigena ha raggiunto la Flora aborigena perché era giunta l'ora di un cambiamento e, se vuoi un consiglio, Etiope, fa in modo di cambiare anche tu quanto prima."
La risposta di Baviaan lasciò il Leopardo e l'Etiope piuttosto perplessi; tuttavia decisero di partire alla ricerca della Flora aborigena.
Finalmente, dopo lunghi giorni, avvistarono una grande e fitta foresta, i cui alberi erano tutti immersi in strane ombre a chiazze, a pallini, a spruzzi, a strisce, a righe e a diagonali.
(Prova a ripeterlo ad alta voce e vedrai come doveva essere piena di ombre quella foresta!)
"Che razza di posto è questo, tutto buio e allo stesso tempo inondato di fasci di luce?", disse il Leopardo.
"Non lo so, disse l'Etiope, ma dev'essere la Flora aborigena. Sento l'odore della Giraffa e la sento muoversi, ma non riesco a vederla."
"E' curioso", - replicò il Leopardo - "suppongo che sia dovuto al fatto che veniamo dalla luce abbagliante del sole. Io sento l'odore della Zebra e la sento muoversi, ma non riesco a vederla."
"Aspetta un attimo," - disse l'Etiope - "forse ci siamo scordati come sono fatte, è da tanto tempo che non diamo loro la caccia!"
"Sciocchezze!" - disse il Leopardo - "me le ricordo perfettamente, come erano nella Prateria Alta, e soprattutto ricordo bene il sapore delle loro ossa. La Giraffa è alta circa cinque metri e ha un pelo tutto giallo-oro-fulvo, dalla testa ai piedi, e la Zebra è alta circa un metro e trenta ed è tutta ricoperta di un manto grigio-fulvo."
"Hmm," - disse l'Etiope guardando le ombre a chiazze della foresta aborigena - "se così fosse, in un posto così buio, le si dovrebbe vedere come banane mature in un affumicatoio".
Ma non si vedevano affatto.
Il Leopardo e l'Etiope cacciarono tutto il giorno e, benché sentissero il rumore e l'odore degli animali, non riuscirono a vederne nessuno.
"Per l'amor di Dio" - disse il Leopardo all'ora di merenda - "è proprio una vergogna: abbiamo cacciato tutto il giorno senza alcun risultato. Proviamo ad aspettare che faccia buio!"
Così attesero pazienti il calare della notte e, a un certo punto, il Leopardo udì accanto a sé un respirare profondo e vide, nel chiarore stellare, qualcosa tutto a strisce precipitare in mezzo ai rami. Il rumore lo fece sobbalzare: sentì l'odore della Zebra, ebbe l'impressione di toccare la Zebra e, quando la atterrò, riconobbe i calci della Zebra, ma non riusciva a vederla.
Allora disse: "Non ti muovere, corpo senza forma! Starò seduto sulla tua testa fin quando farà giorno, perché qui c'è qualcosa che non mi convince."
Di lì a poco udì un grugnito, uno schianto e un parapiglia, e poi sentì l'Etiope gridare: "Ho acchiappato qualcosa che non vedo: ha l'odore della Giraffa e mena calci come la Giraffa, ma non ha alcuna forma."
"Non fidarti!" - lo ammonì il Leopardo - "Fa come me. Siediti sulla sua testa finché non farà giorno. Sono tutti senza forma, questi strani esseri!"
E così si tennero saldamente seduti sulle loro prede fino a che non fu giorno fatto.
Allora il Leopardo disse: "Allora, cosa hai lì sotto, Fratello?"
L'Etiope si grattò la testa e rispose: "Sembrerebbe un essere dal folto pelo fulvo-arancio, dalla testa ai piedi, e sembrerebbe essere la Giraffa, ma è tutta coperta di macchie castane. E tu, cos'hai sotto i tuoi artigli?"
Il Leopardo si grattò la testa e disse: "Ha l'aria di essere qualcosa completamente fulvo-grigiastro e dovrebbe essere la Zebra, ma è tutta coperta di strisce nere e violacee. Che cosa diavolo ti sei combinata, Zebra? Lo sai che nella Prateria Alta potevo avvistarti a dieci miglia di distanza? Ora sei completamente senza forma."
"Lo so," - rispose la Zebra - "ma qui non siamo nella Prateria Alta, non capisci?"
"Ora sì che ho capito, ma tutto ieri ho faticato a raccapezzarmi. Come hai fatto?"
"Lascia la presa," - disse la Zebra - "e te lo mostreremo."
I due liberarono la Zebra e la Giraffa.
Allora la Zebra andò verso dei cespugli spinosi, dove la luce filtrava tutta a strisce e la Giraffa si avvicinò a degli alberi piuttosto alti, le cui ombre ricadevano a chiazze. "Adesso guarda come si fa." - dissero la Zebra e la Giraffa - "Un-due-tre! La vostra colazione dov'è?"
Il Leopardo sgranò gli occhi, e l'Etiope pure, ma non riuscivano a vedere altro che ombre a chiazze e a strisce nella foresta. Della Zebra e della Giraffa nessuna traccia.
Se l'erano svignata e si erano nascoste nelle ombre della foresta.
"Ehi, ehi!" - disse l'Etiope - "questo sì che è un bello scherzo. Impara la lezione, Leopardo. In questo buio ti si vede come un pezzo di sapone dentro a una secchia per il carbone."
"Oh, oh!" - disse il Leopardo - "Ti sorprenderebbe alquanto sapere che in questa oscurità sembri un semino di senape in mezzo a tanti pezzi di carbone?"
"Basta, insultandoci non ci procureremo da mangiare. Il problema è che non siamo affatto intonati ...