VAMBA

Title:IL GIORNALINO DI GIAN BURRASCA
Subject:ITALIAN SATIRE & HUMOR Scarica il testo


Vamba


IL GIORNALINO DI GIAN BURRASCA


Vamba è lo pseudonimo di Luigi Bertelli (Firenze, 1860-1920). "Il
Giornalino di Gian Burrasca" è stato pubblicato a puntate tra il 1907
e il 1908 su "Il Giornalino della Domenica".










1.
Ecco fatto. Ho voluto ricopiare qui in questo mio giornalino il
foglietto del calendario d'oggi che segna l'entrata delle truppe
italiane in Roma e che è anche il giorno che son nato io come ci ho
scritto sotto perché gli amici che vengono in casa si ricordino di
farmi il regalo.

263 LUNA PIENA 103
SETTEMBRE
20
MERCOLEDI'
S. Eustachio, soldato e m.
1870. Entrata delle truppe italiane in Roma.
1897. Nascita di Giannino.

La mamma me ne ha fatto uno proprio bello dandomi questo giornalino
perché ci scriva i miei pensieri e quello che mi succede. Che bel
libro, con la rilegatura di tela rossa e tutte le pagine bianche che
non so davvero come farò a riempire! Ed era tanto che mi struggevo di
avere un giornalino mio, dove scriverci le mie memorie, come quello
che hanno le mie sorelle Ada, Luisa e Virginia che tutte le sere prima
d'andare a letto, coi capelli sulle spalle e mezzo spogliate, stanno a
scrivere delle ore intere.
Non so davvero dove trovino tante cose da scrivere quelle ragazze!
Io invece non so più che cosa dire, e allora come farò a riempire
tutte le tue pagine bianche, mio caro giornalino? Mi aiuterò con la
mia facilità di disegnare e farò qui in fondo alla pagina il mio
ritratto come sono ora all'età di nove anni finiti.
Però in un giornalino bello come questo bisognerebbe metterci dei
pensieri, delle riflessioni...
Mi viene un'idea! Se ricopiassi qui un po' del giornalino di Ada che
giusto è fuori insieme alla mamma a far delle visite?

Ecco qui, sono andato su in camera di Ada, ho aperto la cassetta della
sua scrivania, le ho preso il suo giornale di memorie e ora posso
copiare in pace.
"Oh, se quel vecchiaccio del Capitani non tornasse più! Ed invece, è
venuto anche stasera. E' impossibile! Non mi piace! Non mi piace, e
non mi piacerà mai, mai, mai... La mamma ha detto che è molto ricco; e
che se mi chiedesse in moglie, dovrei sposarlo. Non è una crudeltà
questa? Povero cuore mio! Perché ti mettono a tali torture?! Egli ha
certe mani grandi e rosse, e col babbo non sa parlare d'altro che di
vino e di olio, di campi, di contadini e di bestie; e se lo avessi
veduto, almeno una volta vestito a modo... Oh, se questa storia
finisse; se non venisse più: mi metterei l'anima in pace... Iersera,
mentre l'accompagnavo all'uscio, ed eravamo soli nella stanza
d'ingresso, voleva baciarmi la mano; ma io fui pronta a scappare, e
rimase con un palmo di naso... Almeno se fosse come il mio caro
Alberto De Renzis. Che peccato che Alberto non sia altro che un misero
impiegatuccio... Mi fa continuamente delle scenate, e io non ne posso
più! Che delusione! Che delusione è la vita... Mi sento proprio
infelice!!!..."
E ora basta, perché ho empito due pagine.

Ti riapro prima d'andare a letto, giornalino mio, perché stasera m'è
successo un affare serio.
Verso le 8, come al solito, è venuto il signor Adolfo Capitani. E' un
coso vecchio, brutto, grosso grosso e rosso... Le mie sorelle hanno
proprio ragione di canzonarlo!
Dunque io ero in salotto col mio giornalino in mano quando ad un
tratto lui mi dice con quella sua vociaccia di gatto scorticato: Cosa
legge di bello il nostro Giannino? Io naturalmente gli ho dato subito
il mio libro di memorie ed egli si è messo a leggerlo forte davanti a
tutti.
Da principio la mamma e le mie sorelle ridevano come matte. Ma appena
ha incominciato a leggere il pezzo che ho copiato dal giornalino di
Ada questa si è messa a urlare e faceva di tutto per strapparglielo di
mano, ma lui duro; ha voluto arrivar fino in fondo e poi serio serio
mi ha detto:
- Perché hai scritto tutte queste sciocchezze?
Io gli ho risposto che non potevano essere sciocchezze perché le aveva
scritte nel suo libro di memorie Ada che è la mia sorella maggiore e
perciò ha più giudizio di me e sa quello che dice.
Appena detto questo il signor Capitani si è alzato serio serio, ha
preso il cappello e se n'è andato via senza salutare nessuno.
Bella educazione!
E allora la Mamma invece di pigliarsela con lui se l'è presa con me,
gridando e minacciando, e quella stupida di Ada si è messa a piangere
come una fontana!
Andate a far del bene alle sorelle maggiori!
Basta! Sarà meglio andare a letto. Ma intanto son contento perché ho
potuto empire tre pagine zeppe zeppe del mio caro giornalino!

21 Settembre
Son proprio nato disgraziato!
In casa non mi possono più soffrire e tutti non fanno altro che dire
che per colpa mia è andato all'aria un matrimonio che per i tempi che
corrono era una gran fortuna, che un marito come il signor Capitani,
con ventimila lire di rendita, non si trova tutti i giorni, che Ada
sarà condannata a restare zittella tutta la vita come la zia Bettina,
e via e dàlli, una quantità di storie che non finiscono mai.
Io vorrei sapere che gran male ho fatto alla fin fine, per copiare un
pensiero dallo scartafaccio di mia sorella!
Oh ma da ora in avanti, o bene o male, giuro che il giornalino lo
scriverò tutto da me, perché tutte queste scempiaggini delle mie
sorelle mi dànno ai nervi.
Dopo il fatto di ieri sera, pareva che stamani fosse successa a casa
una gran disgrazia. Era già sonato da un bel pezzo mezzogiorno, e non
c'era nemmeno l'idea di mettersi a tavola a far colazione come gli
altri giorni. Io non ne potevo più dalla fame; zitto zitto sono andato
in salotto da pranzo, ho preso dalla credenza tre panini, un bel
grappolo d'uva, un'infinità di fichi dottati, e con la lenza sotto il
braccio mi sono avviato verso il fiume per mangiare in pace. Dopo mi
son messo a pescare, e non pensavo che ad acchiappare i pesciolini,
quando ad un tratto, ho sentito dare uno strattone alla canna che
reggevo in mano; forse mi sarò proteso un po' troppo in avanti,
perché... giù, pùnfete! sono cascato nell'acqua! Voi non ci crederete:
ma in quel momento non ho potuto fare a meno di pensare fra me e me: Ecco, i miei genitori e le mie sorelle saranno contenti ora di non
avermi più tra i piedi! Ora non diranno più che son la rovina della
casa! Non mi chiameranno più "Gian Burrasca" di soprannome che mi fa
tanta rabbia!
Affondavo giù giù nell'acqua, e non capivo più nulla, quando mi son
sentito tirar su da due braccia d'acciaio. Ho respirato a pieni
polmoni l'aria fresca di settembre, e subito, sentendomi meglio, ho
domandato al barcaiuolo che mi teneva in collo, se aveva pensato di
mettere in salvo anche la mia povera lenza!
Non so perché la mia mamma abbia pianto tanto, quando Gigi mi ha
riportato a casa fradicio mezzo. Io stavo benissimo e glielo dicevo ma
le mie parole erano dette al vento, perché le lacrime della mamma
pareva che non finissero mai. Come ero contento di essere cascato nel
fiume, e di avere corso il rischio di affogare! Se no, non avrei avuto
tanti complimenti, né tutte quelle moine.
Luisa mi ha messo subito a letto; Ada mi ha portato una tazza di brodo
caldo bollente; e tutti, anche le persone di servizio, sono stati
intorno a me, fino all'ora di andare a desinare. Poi lasciandomi così
infagottato nelle coperte da farmi davvero morire di soffocazione,
sono andati giù raccomandandomi di star buono e di non muovermi.
Ma era possibile questo, per un ragazzo della mia età? Che cosa ho
fatto appena son rimasto solo? Mi sono levato, ho tirato fuori
dall'armadio il mio vestitino buono alla marinara, mi son vestito, e
scendendo pian piano le scale per non farmi sentire, sono andato a
nascondermi dietro la tenda della finestra in salotto. Se mi avessero
scoperto quante gridate avrei avuto!... Non so come sia andata, che mi
sono addormentato quasi subito; forse avevo sonno, o ero stanco. Il
fatto è che dopo una buona dormita ho aperto gli occhi; e da una
fessura della tenda ho veduto Luisa seduta sul sofà, accanto al dottor
Collalto, che chiacchieravano a voce bassa. Virginia strimpellava il
piano, in un angolo della stanza. Ada non c'era; era andata certo a
letto, perché sapeva che il Capitani non veniva.
- Ci vorrà almeno un anno - diceva lui. - Il dottor Baldi, sai,
comincia a diventar vecchio, e mi ha promesso di prendermi come suo
aiuto. Ti dispiace aspettare, amor mio?
- Oh no: ...