GOETHE JOHANN WOLFGANG VON

Title:NUOVA MELUSINA (LA)
Subject:GERMAN FICTION Scarica il testo


Johann Wolfgang Goethe


LA NUOVA MELUSINA


Egregi signori! So che non amate particolarmente preamboli e discorsi
preliminari, perciò vi assicuro senz'altro che questa volta nutro
buone speranze di evitarli. Ho già raccontato alcune storie vere con
grande soddisfazione di tutti, ma oggi posso dire che ve ne racconterò
una che supera di gran lunga le altre e il cui ricordo, nonostante sia
accaduta diversi anni fa, mi rende ancora inquieto e addirittura mi fa
sperare in uno sviluppo decisivo. Difficilmente ne trovereste una
uguale.
Prima di tutto devo confessare che la mia vita non è sempre stata
organizzata in modo tale da non avere la certezza del futuro già
prossimo, e perfino del domani. Nella mia gioventù non sono stato un
buon amministratore e spesso mi sono trovato in difficoltà
finanziarie. Una volta mi misi in viaggio per procurarmi un buon
guadagno; ma feci le cose un po' troppo alla grande e, dopo esser
partito con una vettura personale e aver proseguito per un certo
periodo con la diligenza ordinaria, alla fine mi trovai costretto a
raggiungere la meta a piedi.

Quand'ero un giovanotto vivace avevo sempre l'abitudine, appena
arrivato in una locanda, di cercare la locandiera, o anche la cuoca e
di lusingarla, così il mio conto in genere veniva ridotto.
Una sera stavo entrando nella stazione di posta di una piccola
cittadina, deciso a comportarmi nel modo solito, quando proprio dietro
di me, davanti alla porta, si fermò con gran fracasso una bella
carrozza a due posti tirata da quattro cavalli. Mi girai e vidi una
donna sola, senza cameriera né servitori. Mi affrettai subito ad
aprire lo sportello e a chiederle se desiderasse qualcosa. Quando
scese rivelò una bella figura, e il suo viso amabile, se lo si
guardava più da vicino, mostrava una lieve ombra di malinconia. Chiesi
di nuovo se potevo esserle utile in qualche modo. - Oh, sì- mi
disse, se volete tirar fuori con attenzione il cofanetto che sta sul
sedile e portarlo su; ma vi prego davvero di non agitarlo o scuoterlo
assolutamente quando lo trasportate-. Presi con cautela il
cofanetto, lei chiuse lo sportello della vettura, salimmo insieme la
scala e lei disse ai servitori che si sarebbe fermata per la notte.
Ora eravamo soli nella stanza, lei mi ordinò di posare il cofanetto
sul tavolo vicino alla parete e io, notando da certi suoi movimenti
che voleva restare sola, mi congedai baciandole la mano
rispettosamente, ma non senza ardore.
- Ordinate la cena per tutti e due - aggiunse; e si può immaginare
con quale piacere adempii al mio compito; nella mia baldanza non
degnai di uno sguardo il locandiere, la moglie e i servitori. Con
impazienza aspettai il momento che finalmente mi avrebbe riportato a
lei. Era pronto in tavola, sedemmo uno di fronte all'altro, e per la
prima volta da molto tempo mi ristorai grazie a un buon pasto e a una
visione tanto ambita: mi sembrava addirittura che a ogni istante
diventasse più bella.
La sua conversazione era piacevole, ma cercava di evitare tutto quello
che si riferiva alla simpatia e all'amore. Sparecchiarono; io
indugiai, provai ogni espediente per avvicinarmi a lei, ma
inutilmente: mi tenne a distanza con una specie di dignità alla quale
non riuscii a oppormi, e contro il mio desiderio dovetti separarmi da
lei presto.
Dopo una notte passata per lo più vegliando e sognando in modo
inquieto, mi alzai di buon'ora; mi informai se avesse ordinato i
cavalli, sentii che non l'aveva fatto, e andai in giardino, la vidi
già vestita alla finestra e mi affrettai a salire. Quando mi venne
incontro così bella, ancora più bella del giorno prima, in me si
agitarono di colpo passione, malizia e audacia; mi gettai su di lei e
la presi tra le braccia. - Creatura angelica, irresistibile! esclamai -: perdonami, ma non posso evitarlo!- Con incredibile
abilità si divincolò dalle mie braccia, senza che avessi potuto darle
neppure un bacio sulla guancia. - Contenete questi impeti d'amore
improvviso e appassionato, se non volete giocarvi una felicità che vi
sta vicina, ma che potrete afferrare solo dopo alcune prove.
- Chiedi ciò che vuoi, spirito angelico! - esclamai-, ma non
portarmi alla disperazione -. Lei rispose sorridendo: - Se volete
consacrarvi al mio servizio, ascoltate le condizioni! Sono venuta qui
a trovare un'amica, dalla quale penso di passare alcuni giorni;
intanto vorrei che la mia carrozza e questo cofanetto continuassero il
viaggio. Volete incaricarvene voi? Non dovrete fare altro che
trasportare con cura il cofanetto fuori e dentro la carrozza; quando
si troverà all'interno vi siederete vicino a esso e ne avrete cura.
Quando arriverete in una locanda, lo poserete sul un tavolo, in una
stanza particolare, che voi non potrete occupare e dove non potrete
dormire. Ogni volta chiuderete la stanza con questa chiave, che apre e
chiude qualsiasi serratura e le conferisce una speciale virtù: nessuno
in quell'arco di tempo può aprirla.
La guardai, provando una strana sensazione; promisi di fare ogni cosa,
se solo avessi potuto sperare di rivederla presto, e se lei avesse
suggellato questa speranza con un bacio. Lo fece, e da quel momento
fui suo anima e corpo. Ora dovevo solo ordinare i cavalli, mi disse.
Parlammo della strada da prendere, dei posti dove avrei dovuto sostare
e aspettarla. Infine mi mise in mano una borsa piena di denaro, e io
premetti le labbra sulle sue mani. Al momento del distacco sembrò
commossa, e io non seppi cosa facevo o cosa dovessi fare.
Quando tornai dopo aver dato disposizioni, trovai la porta della
stanza chiusa. Provai subito la mia chiave speciale, che superò la
prova perfettamente. La porta si aprì di scatto, trovai la stanza
vuota, solo il cofanetto era posato sul tavolo dove lo avevo
sistemato.
La carrozza era pronta, portai giù con cura il cofanetto e lo misi
accanto a me. La locandiera chiese: - Dov'è la signora? . Un bambino
rispose: - E' andata in città -. Salutai tutti e me ne andai come in
trionfo, io che ero arrivato lì la sera prima con i gambali pieni di
polvere.Potetefacilmenteimmaginarecheapprofittando
dell'inattività mi misi a riflettere su questa storia, contai il
denaro, feci alcuni progetti, e ogni tanto lanciavo un'occhiata al
cofanetto. Viaggiai ininterrottamente, non scesi in parecchie stazioni
di posta, e non mi fermai finché non arrivai in una bella città in cui
lei mi aveva convocato. I suoi ordini vennero eseguiti accuratamente,
il cofanetto venne sistemato in una stanza particolare, con vicino un
paio di candele spente, come lei aveva ordinato. Chiusi a chiave la
stanza, mi sistemai nella mia e mi svagai un po'.
Per un po' il ricordo di lei mi tenne occupato, ma ben presto
cominciai ad annoiarmi. Non ero abituato a vivere senza compagnia; la
trovai in fretta ai tavoli delle osterie e nei luoghi pubblici, come
mi piaceva. Fu così che il mio denaro cominciò a volatilizzarsi e una
sera sparì completamente dalla borsa, essendomi abbandonato
incautamente al gioco sfrenato. Quando arrivai nella mia stanza ero
fuori di me. Sprovvisto com'ero di denaro, in attesa di un conto
cospicuo, senza sapere se e quando la mia bella si sarebbe fatta di
nuovo vedere, mi trovai in un grave imbarazzo. Avevo doppiamente
nostalgia di lei, e credetti di non poter più vivere senza di lei e
senza il suo denaro.
Dopo il pasto serale, che non mi piacque per nulla dato che questa
volta fui costretto a gustarmelo in solitudine, camminai agitato su e
giù per la stanza parlando da solo, mi maledissi, mi gettai a terra,
mi strappai i capelli e persi ogni pudore. Di colpo sento un lieve
movimento nella stanza vicina chiusa a chiave, e poco dopo sento
bussare alla porta ben chiusa. Mi ricompongo, afferro la chiave
comune, ma le ante della porta si aprono di scatto da sole, e alla
luce delle candele che ardono mi viene incontro la mia bella. Mi getto
ai suoi piedi, le bacio la veste, le mani, lei mi rialza, io non oso
abbracciarla, nemmeno guardarla; ma le confesso con sincero pentimento
il mio errore. - E' scusabile - disse lei -, ma purtroppo ritardate
la vostra e la mia felicità. Ora dovete di nuovo procedere per un
tratto nel mondo, prima di rivederci. Qui c'è ancora più denarodisse -, e basterà se siete disposto a fare qualche economia. Questa
volta il vino e il gioco vi hanno messo in difficoltà, quindi
guardatevi dal vino e dalle donne e lasciatemi sperare in un incontro
più felice.
Indietreggiò oltre la soglia, i battenti si richiusero, io bussai,
pregai, ma non sentii più nulla. Il giorno dopo, quando chiesi il
conto, l'oste sorrise e disse: - Ora sappiamo perché chiudete le
vostre porte in modo tanto complicato e incomprensibile che nessuna
chiave comune poteva aprirle. Pensavamo che teneste molto denaro e
cose preziose, ma ora abbiamo visto scendere dalle scale il tesoro, e
in ogni caso sembra degno di essere ben custodito.
Non risposi niente, pagai il conto e salii in carrozza con il ...