STEVENSON ROBERT LOUIS

Title:IL DIAVOLO NELLA BOTTIGLIA
Subject:ITALIAN FICTION Scarica il testo


Robert Louis Stevenson

IL DIAVOLO DELLA BOTTIGLIA

(c) 1995 Fara Editore

Introduzione

Robert Louis Stevenson (1850-94) ha scritto opere indimenticabili fra le quali ricordiamo: del tesoro (1883), Il Principe Otto (1885, racconto fantastico per certi versi surreale), Lo strano caso del Dott. Jekyll e del Sig. Hyde (1886, drammatica parabola sullo sdoppiamento della personalità), La freccia nera (1888, che ha per sfondo la guerra delle Due Rose), Il signore di Ballantrae (1889, la storia di ambientazione scozzese di un odio fra fratelli)) e Le veglie dell'isola (1893), da cui è tratto il racconto esemplare qui pubblicato.
Sul suo stile e sulla sua poetica .... Legouis osserva:

In tutta la sua opera Stevenson combina il vecchio gusto del raccontare storie e del romanzo con il realismo moderno. Queste forze antagonistiche vengono riconciliate in uno stile che è sorprendentemente azzeccato, un dono naturale coltivato con cura. Assieme al trionfo raggiunge una chiarezza assoluta senza perdere vigore e immaginazione e spesso delizia il lettore con un senso di perfezione classica. (...) La sua cura dello stile - in cui fu influenzato da France, come egli stesso riconobbe - non lo pose, comunque, fra gli esteti che perseguivano l'arte per l'arte. Pur avendo rotto con le forti tradizioni religiose della sua educazione scozzese, e pur essendo stata la sua vita tipicamente bohèmienne, quelle tradizioni riemergono in lui sotto forma di un interesse - invero per lo più negativo - per la morale, che lo portò ad escludere dalla sua opera qualsiasi cosa potesse offendere i giovani lettori, ed a preservare una netta distinzione fra bene e male persino nei suoi passaggi più espliciti. (A Short History of English Literature, Oxford University Press, 1935, p. 369, tr. ns.)

Anche nel racconto che qui si presenta sono numerosissime le tematiche morali sia per quanto riguarda l'onestà o meno nei rapporti interpersonali, sia per quanto riguarda la 'retribuzione' nell'aldilà delle azioni compiute in questa vita in cui i buoni propositi sono così spesso insidiati dal male. Ad esempio, la bottiglia di cui si parla in questo racconto riassume un senso del peccato tipico in Stevenson: non solo ogni nostra scelta sbagliata può avere conseguenze catastrofiche per noi che la facciamo e per un numero di persone proporzionale alla grandezza della "colpa", ma ogni scelta è in fondo condizionata da una predisposizione quindi al peccato) che non ammette ingenuità o distrazioni: se sbagliamo ne pagheremo le conseguenze. " ammessa una sorta di redenzione dei buoni (che sono tali solo perchè meno cattivi), resta però il disagio di un bene sempre insidiato dal male.
Dice Kokua a Keawe (il protagonista del racconto): "Non è una cosa tremenda salvarsi condannando un altro?". Questa propensione ad indagare le ambiguità morali deriva dalla educazione calvinista di Stevenson, nato in una tipica famiglia borghese di Edimburgo. Il contrasto con il padre, un ingegnere dai rigidi principi, i problemi di salute (era malato di tubercolosi) lo spinsero - conseguita nel 1875 la laurea in giurisprudenza - a lasciare la Scozia.
Nel 1876 lo troviamo in Francia e Belgio che visitò in buona parte in canoa; ne scaturirono due libri: Un viaggio all'interno (1878) e Viaggi in groppa a un asino (1879). In Francia conosce Fanny Osbourne che raggiungerà in California nel 1879; qui scrive I pionieri del Silverado (1883), un libro sul Far West. Nello stesso anno esce il suo più famoso romanzo di avventure: del Tesoro, in cui vengono narrate le peripezie nei mari del Sud del ragazzo Jim Hawkins alla ricerca del tesoro del capitano Kidd.
Nel 1884 Stevenson si stabilisce a Bournemouth, nei pressi dell'Isola di Wight, dando alle stampe un romanzo ambientato nel '700 scozzese (Il fanciullo rapito, 1886) e Lo strano caso del Dott. Jekyll e del Sig. Hyde. Per motivi di salute abbandona l'Inghilterra e, a partire dal 1888, lo troviamo in vari arcipelaghi del Pacifico (Isole Marchesi, Hawaii, Isole Gilbert, Samoa, Isole Marshall, Nuova Caledonia e infine di nuovo nelle Samoa). In questi anni scrive, oltre a Il signore di Ballantrae e Le veglie dell'isola menzionati in apertura, Catriona (1893, una sorta di continuazione del Fanciullo rapito), Nei mari del sud (1896, un libro di impressioni paesaggistiche) e l'incompiuto Weir di Hermiston (pubblicato postumo nel 1896). Muore nella sua proprietà di Upolu (Samoa) per la rottura di un vaso sanguigno, quando ormai gli indigeni lo chiamavano Tusitala, cioè "il narratore di storie".
Ricordiamo che la migliore edizione completa delle opere di Stevenson è la Tusitala Edition a cura di L. Osbourne (Londra, 1923-24). Per quanto riguarda le traduzioni italiane menzioniamo: Romanzi e racconti a cura di E. Cecchi (Roma, 1950), Tutte le opere a cura di R. Rosati (3 voll., Milano, 1956), Tutte le opere a cura di U. Mursia (Milano, 1967 segg.).
Fra le monografie: R.L. Stevenson di J.K. Chesterton (Londra, 1927); Stevenson and the Art of Fiction di D. Daiches (New York, 1951); Portrait of a Rebel di R. Adlington (Londra, 1957; tr. it., Ritratto di un ribelle, Milano, 19752), R.L. Stevenson and Romantic Tradition di E. Eigner (Princeton, New Jersey, 1967), R.L. Stevenson di C. Mackenzie (Londra, 1968). Cesare Pavese ha dedicato un saggio a Stevenson in La letteratura americana e altri saggi (Torino, 1953).

L'Editore


Qualsiasi studioso di quella produzione assai poco artistica che  il dramma inglese dell'inzio ricononscerˆ qui il nome e la trovata di un dramma reso una volta popolare dal formidabile O. Smith. Anche se la trovata  la stessa, spero di aver prodotto qualcosa di nuovo. Il fatto poi che il racconto sia stato pensato e scritto per un pubblico polinesiano pu˜ dargli, per i lettori in patria, un ulteriore interesse.

(Nota IL DIAVOLO DELLA BOTTIGLIA

C'era un uomo dell'isola di Hawaii, che chiamerò Keawe; dato che è ancora vivo e il suo nome deve essere tenuto segreto; comunque il luogo della sua nascita non è lontano da Honaunau, dove giacciono nascoste in una grotta le ossa di Keawe il Grande. Quest'uomo era povero, coraggioso, attivo; sapeva leggere e scrivere come un maestro; era, inoltre, un marinaio di prim'ordine e aveva navigato per qualche tempo sui vapori delle isole e guidato una baleniera sulla costa di Hamakua. Ad un certo punto a Keawe venne in mente di dare un'occhiata al vasto mondo e alle città straniere, e si imbarcò su una nave diretta a San Francisco.

Questa è una bella città, con un bel porto e un'infinità di ricchi; c'è, in particolare, una collina coperta di palazzi. Su questa collina passeggiava un giorno Keawe, con molti soldi in tasca, guardando con piacere le grandi case dall'una e dall'altra parte.

"Come sono belle queste case! - pensava - e come devono essere felici quelli che ci abitano, e non si preoccupano del domani!"

Aveva ancora per la mente questo pensiero, quando si trovò di fronte ad una casa più piccola delle altre, ma tutta rifinita e graziosa come un giocattolo. I gradini di quella casa mandavano bagliori d'argento, le aiuole del girdino fiorivano come ghirlande, e le finestre scintillavano come diamanti; e Keawe si fermò ad osservare stupito quella meraviglia. Stando così fermo, si accorse di un uomo che lo guardava da una finestra così trasparente che Keawe lo vedeva come si vede un pesce in una pozza fra gli scogli. L'uomo era attempato, e aveva la testa calva e la barba nera; e il suo viso era grave di dolore, e sospirava amaramente. E la verità è che, mentre Keawe guardava lì dentro e guardava Keawe là fuori, essi si invidiavano a vicenda.

Improvvisamente sorrise e fece un cenno col capo, invitò Keawe ad entrare e lo accolse sulla porta di casa.

" bella questa mia casa, - disse e sospirò amaramente. - Non vi piacerebbe vedere le stanze?

Così condusse Keawe per ogni parte della casa, dalla cantina al tetto, e non c'era lì nulla che non fosse perfetto nel suo genere, e Keawe ne era ammirato.

- In verità, - disse Keawe - questa è una casa splendida; se io vivessi in una simile, canterei tutto il giorno. Perché dunque sospirate?

- Non c'è alcun motivo, - disse perché voi non possiate avere una casa in tutto simile a questa, e più bella, se lo desiderate. Suppongo abbiate del denaro.

- Ho cinquanta dollari; - disse Keawe - ma una casa come questa costerà più di cinquanta dollari.

L'uomo fece dei calcoli.

- Mi dispiace che non abbiate di più, - disse - perché potrebbe darvi delle noie in futuro; ma sarà vostra per cinquanta dollari.

- La casa? - domandò Keawe.

- No, non la casa, - replicò ma la bottiglia. Perché, devo dirvelo, sebbene vi sembri così ricco e fortunato, tutta la mia fortuna e questa casa stessa e il suo giardino, sono venuti fuori da una bottiglia non molto più grande di un litro. Eccola.

E aprì un armadio chiuso a chiave, e ne tirò fuori una bottiglia panciuta, dal collo lungo; il vetro era di un bianco latte e aveva nella grana i colori cangianti dell'arcobaleno. E, dentro, qualcosa si muoveva oscuramente, come un'ombra e un fuoco.

- Questa è la bottiglia, - disse e quando Keawe rise: - Non mi credete? - aggiunse. - Provate voi stesso. Vedete se ...