VERNE JULES

Title:VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA
Subject:FRENCH FICTION Scarica il testo


Jules Verne.

Viaggio al centro della Terra.

Edizione integrale.

Personaggi del romanzo.

Protagonisti.

OTTO LIDENBROCK. Scienziato famoso: collerico, testardo, prepotente, immerso in
una luce di semi-follia scientifica, a volte inconsapevolmente comico, a volte
umanissimo; personaggio complesso, indimenticabile, in cui Verne ha trasfuso il
meglio della sua arte di narratore.
AXEL LIDENBROCK. Il nipote del professor Lidenbrock è simpatico, ma a prima
vista appare un poco troppo normale, troppo pieno di paura e di buon senso.
Eppure era proprio il personaggio necessario per far risaltare gli estri, le
manie, gli egoismi e gli slanci dello zio: una specie di cartina di tornasole
che ne rivela tutti i sentimenti.
HANS. Il cacciatore islandese parla poco, ma agisce molto. Se la spedizione
Lidenbrock si conclude quasi trionfalmente, gran parte del merito è di
fedele, sereno, coraggioso e forte. Un carattere scolpito nella
roccia, dai nervi d'acciaio: un vero uomo che non si perde nelle
avversità più spaventose.

La gente di Amburgo.
MARTHE. Una brava, anziana domestica, terrorizzata da un padrone invadente, però
ha la lingua piuttosto lunga: datele un'informazione riservata e la settimana
dopo tutta la città sarà al corrente di quel che non deve sapere.
GRAUBEN. La bella virlandese è la fidanzata segreta di Axel. A prima vista pare
una insignificante pupattola bionda, ma al momento opportuno sfodera un
caratterino eroico quanto ambizioso che convince definitivamente il pacifico
Axel ad affrontare mille avventure.
I COLLEGHI DELLO JOHANNEUM. Come tutti i colleghi intellettuali, sono pronti a
sparlare e a esaltare: così come spira il vento.
MANS. Mans, personaggio serio, flemmatico e silenzioso.

La gente islandese.
IL PROFESSOR THOMSON. Scienziato, amico del console tedesco. E' servizievole e
cordiale.
IL CAPITANO DELLA VALKYRIA. Uomo sicuro di sé, promette e mantiene.
IL BARONE TRAMPE. Signore di bella presenza che si pavoneggia in una divisa da
generale.
FINSEN. Un sindaco pacifico per temperamento e per condizione, nonostante
indossi anche lui una gran bella divisa militare.
FRIDRIKSSON. Professore di scienze naturali nella scuola di Reykjavik. Persona
utilissima, gentile, di gran cuore e di buona educazione.
IL CONTADINO DI GARDAR. E' un umile che sa ospitare come un re.
IL RETTORE DI STAPI. Uomo meschino e avido.
LA MOGLIE DEL RETTORE. Una vera megera.

I luoghi del romanzo.
AMBURGO. E' la città abitata dal professor Lidenbrock e dalla sua famiglia in
una buffa e sbilenca casetta nella zona vecchia della città. Attualmente Amburgo
è il maggior porto della Germania e uno dei maggiori Ha quasi due
milioni di abitanti. E' edificata sull'Alster, alla foce dell'Elba nel Mare del
Nord.
ALTONA. Simpatico sobborgo di Amburgo ove si reca spesso la bella Grauben. Oggi
è sede del porto fluviale di Amburgo e ha 240.000 abitanti.
COPENAGHEN. Verne descrive i suoi luoghi più importanti: il palazzo reale, il
cenotafio di Thorwaldsen, Kongens-Nye-Torw: coi due innocenti cannoni che non
fanno paura a nessuno, il mirabile edificio della Borsa, il castello-bomboniera
di Rosenborg ecc. Oggi Copenaghen ha oltre un milione di abitanti, è un porto
attivo ed è famosa anche per il più grande parco di divertimenti del mondo, il
Tivolì.
REYKJAVIK. Capitale dell'Islanda sulle coste sud-occidentali dell'isola, nella
baia di Faxa. Anche oggi non raggiunge i 100.000 abitanti. Tra le città
descritte da Verne è ovviamente quella che ha subìto minori cambiamenti.
LO SNEFFELS. E' alto millecinquecento metri e col suo doppio cono pone termine a
una banda trachitica che si stacca dal sistema orografico dell'isola. La
descrizione di Verne è esatta. L'attività del vulcano è oggi ancora in atto.
IL CENTRO DELLA TERRA. La temperatura all'interno della Terra aumenta
effettivamente nei primi chilometri di 1 grado centigrado ogni 33 metri di
profondità, ma è anche probabile che tale aumento di temperatura non sia né
costante, né uniforme. In sostanza, ancor oggi poco si sa sulla natura e sulla
temperatura del centro della Terra. Il Rittman accenna a una temperatura di
12.000°C, mentre Arrhenius sostiene che la temperatura al centro della Terra è
di oltre 100.000°C. Ipotesi più recenti parlano di una temperatura massima di
6000°C. La densità media della Terra è di 5,5. La densità media delle rocce
superficiali è di circa 2,7; quindi bisogna concludere che la composizione
chimica della Terra varia con la temperatura e aumenti a valori molto superiori
ai 5,5, con prevalenza di minerali di maggior peso specifico. Secondo E. Suess
il centro della Terra è diviso in tre zone: Nife, Sima e Sial. La composizione
basaltica prevalente sarebbe in realtà molto simile a quella descritta da Verne.
STROMBOLI. Vulcano sulla omonima isola delle Eolie. E' alto 926 metri ed è
tuttora attivo. La bellissima descrizione del romanzo è assolutamente fedele
alla realtà.

VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA.
La preparazione del viaggio.

Capitolo 1.
Il 24 maggio 1863 era domenica e mio zio, il professor Lidenbrock, rientrò quasi
di corsa nella sua casetta al numero 19 della Konigstrasse, una delle strade più
antiche di Amburgo vecchia. La nostra brava Marthe credette in ritardo,
perché il nostro pranzo cominciava proprio in quel momento a sobbollire sul
fornello della cucina.
Bene, pensai, se lo zio ha fame, lui che è tanto impaziente, adesso si metterà a
urlare per il disappunto.
E' già qui il signor Lidenbrock! esclamò Marthe stupefatta mentre socchiudeva la
porta della sala da pranzo.
Sì, Marthe; ma anche se il pranzo non è pronto, non importa. Non sono ancora le
due. E' suonata proprio adesso la mezza alla chiesa di San Michele.
Ma perché allora il signor Lidenbrock è ritornato adesso?
Probabilmente ce lo dirà.
Ecco che viene qui! Io scappo. Mi raccomando a lei, signorino Axel, gli faccia
intendere ragione.
E la brava Marthe si rifugiò nel suo laboratorio culinario.
Rimasi solo. Ma il mio carattere tutt'altro che deciso non mi avrebbe certo
permesso di discutere col più irascibile dei professori. Mi preparavo dunque a
ritornare nella mia cameretta, quando la porta di strada cigolò sui suoi
cardini; passi pesanti fecero scricchiolare la scala di legno, e il padrone di
casa si precipitò di volata nello studio dopo aver attraversato la camera da
pranzo. Ma durante quella rapida apparizione aveva buttato in un angolo il
bastone col pomo a forma di schiaccianoci, fatto volare sulla consolle il suo
cappellone a pelo raso e rintontito il nipote con queste parole rimbombanti:
Axel, vieni qui!
Non avevo avuto il tempo di muovermi e già il professore ripeteva con accento
spazientito: Insomma! Vuoi venire qui?
Mi precipitai nello studio del terribile zio. Otto Lidenbrock era tutt'altro che
cattivo, ne convengo volentieri; ma, a meno che non succedano improbabili
cambiamenti, impaziente era e impaziente rimarrà sino alla morte. Era professore
allo Johanneum, dove teneva un corso di mineralogia. Si arrabbiava almeno un
paio di volte per lezione. Non che si preoccupasse della assiduità degli allievi
o del successo che essi potevano avere una volta diplomati; questi particolari
non gli importavano proprio un bel niente. Insegnava soggettivamente, secondo
una nota espressione della filosofia tedesca: cioè per il suo piacere e non per
quello altrui. Era un sapiente un po' egoista, un pozzo di scienza, la cui
carrucola cigolava quando qualcuno cercava di attingervi. Insomma:
spiritualmente era un avaro. Professori di questo tipo non sono rari in
Germania.
Per sua disgrazia, mio zio non si poteva dire che avesse la parola facile,
almeno quando parlava in pubblico: difetto notevole per un conferenziere. E a
dire la verità, durante le sue dimostrazioni allo Johanneum, spesso il
professore si fermava di botto; lottava contro una parola recalcitrante che non
voleva proprio venirgli alle labbra, una di quelle parole che resistono alle
sollecitazioni della memoria, si amplificano e si gonfiano, si gonfiano fino a
uscire nella forma poco scientifica della bestemmia. Di qui le sue grandi
arrabbiature.
Ora in mineralogia vi sono parecchi termini composti da parole greche e latine
difficili da pronunciare, paroloni che scorticherebbero le labbra poeta.
Non voglio dir male di questa scienza, ci mancherebbe altro! Ma quando uno si
mette a pensare alle cristallizzazioni romboedriche, alle resine
retinasfaltiche, ai galeniti, ai fangasiti, ai molibdati di piombo, ai tungstati
di manganese e ai titanati di zirconio, anche alla lingua più sciolta è permesso
di incepparsi. In città la gente era al corrente di questo lieve difetto dello
zio e ne approfittava, l'aspettava al varco delle parole difficili. Lui ci si
adirava e quelli si sganasciavano dalle risate, cosa che non è di buon gusto
neanche per dei tedeschi. Così se c'era sempre una grande affluenza di
ascoltatori ai corsi di Lidenbrock, buona parte dei suoi assidui veniva soltanto
per canzonarlo e ridere alle sue sfuriate!
A ogni modo lo zio, non lo ripeterò mai abbastanza, era un vero dotto. Benché
qualche volta facesse a pezzi i campioni perché voleva saggiarli con troppa
furia, s'univano in lui il genio del geologo e acutissimo del
mineralogista. Col suo martello, la sua punta d'acciaio, l'ago calamitato e il
cannello e, soprattutto, col flacone dell'acido nitrico in mano, era un uomo da
far paura.
Dalla forma che assumeva quando era spezzato, dall'aspetto, dalla durezza, ...