|
|
VARMA NISHU
Title:L'EREDE DEL VAMPIRO
Subject:FICTION
Nishu Varma
L'EREDE DEL VAMPIRO
*****************************
Da “I BASTONI DELLO YETI E ALTRE FAVOLE DI NEPAL”
EMI 1996
*****************************
C'era una volta un villaggio, vicino a Katmandu, i cui abitanti erano persone operose, semplici e assai superstiziose. Circolava, infatti, una credenza: un vampiro passava nel villaggio ogni mese, nelle notti di luna nuova, e uccideva alla più piccola provocazione. Nessuno perciò aveva il coraggio di andargli incontro. D'altra parte, c'era chi sosteneva che quell'essere non era affatto cattivo; anzi, faceva dono di cose preziose a chi avesse avuto il coraggio di affrontarlo faccia a faccia.
Nel buio della notte si poteva intravedere questo signore delle tenebre passare, sempre vestito di nero, accompagnato da un mastino e da due uomini che, con le torce in mano, illuminavano la strada.
La gente, che non aveva la minima idea di chi fosse o da dove venisse, era terrorizzata e la sera aveva fretta di raggiungere le proprie case, per non uscire più prima del sorgere del sole.
Nell'angolo più povero di quel villaggio viveva un vecchio boscaiolo con il suo unico figlio. Questi si chiamava Thule.
Era un ragazzo audace e ambizioso, sempre più scontento della sua sorte: il mestiere di boscaiolo mai avrebbe potuto dargli le soddisfazioni che cercava dalla vita. Non andò mai con il padre nella foresta; piuttosto preferiva leggere i saggi o andare al tempio per ascoltare i sermoni del sacerdote.
I vicini lo consideravano un buono a nulla, ma suo padre lo difendeva: «Mio figlio è nato per compiere grandi cose. Per riuscirvi deve studiare la filosofia della vita».
Ma un giorno il vecchio si ammalò e non potè più andare nel bosco a lavorare. Thule non volle andare al suo posto, però pensava: Che posso fare? Mio padre deve nutrirsi, se no non guarirà. Mi dispiace rinunciare al sermone di oggi, ma non c'è altro da fare . Si mise a camminare e, senza rendersene conto, presto si trovò sulle rive di un ruscello. Non è che fare il pescatore gli piacesse più che fare il boscaiolo, però era bravo a pescare e così si mise a pescare alcuni pesci. Quindi, tornò a casa e preparò un buon risotto. Era contento, perché gli rimaneva tempo per andare a sentire il sermone.
Quella notte, però, prese una decisione e, al mattino, disse al padre: «Andrò a incontrare il vampiro». «Cosa?». Il vecchio si impaurì e volle sapere il perché di quella decisione. «Oggi il sacerdote ha detto che non bisogna aspettare che l'opportunità bussi alla tua porta. Se hai coraggio, devi andarla a trovare a casa sua». Il povero boscaiolo rimase senza parole.
Aveva paura, tanta paura per suo figlio, ma non sapeva come opporsi. Perciò cominciò a contare i giorni che mancavano alla luna nuova. Che arrivò, come sempre. E come sempre le strade erano sommerse nell'oscurità. Neanche una luce filtrava da una finestra o dalle porte sprangate.
Il vecchietto quasi piangeva per l'apprensione: «Figlio, non sarebbe meglio che restassi a casa?». Thule rispose: «No, papa. Devo andare. Vado incontro alla mia occasione». Il padre allora lo supplicò: «È la notte del vampiro! Rimani a casa con me. Ti voglio vicino, questa notte». Ma il giovane rispose con un po' di freddezza: «Abbiamo già parlato di questo! Devi capire che quel vampiro è la mia opportunità. Se andrà male, mi ucciderà. Ma se non è cattivo, pensa ai doni che mi farà. Tu, papa, non puoi fermarmi».
Il boscaiolo lo vide partire e pregò disperatamente per la salvezza del figlio.
Thule andò verso il bosco, subito fuori del villaggio, e si mise seduto sui rami di un albero ai bordi della strada, aspettando senza paura l'incontro con il destino. Passò molto tempo, ma nessuna traccia del vampiro.
Il giovane cominciò a sbadigliare. Si era quasi addormentato, quando sentì qualcuno avvicinarsi. Svegliatosi, guardò verso la strada, ma non vide nessuno. Strano pensò fra sé e si addormentò di nuovo.
Non passò molto tempo che sentì ancora dei passi. Questa volta vide avvicinarsi un mastino, seguito da due uomini vestiti di nero e con le torce in mano. Poi, vide il vampiro... su un magnifico cavallo, tanto magnifico che poteva essere solo il cavallo del re.
Il giovane aspettò che il vampiro fosse proprio sotto l'albero e al momento giusto gli saltò addosso. Prese il vampiro tra le braccia e stringendolo forte gridò ad alta voce, quasi urlando; «Non ti lascerò andare. Ti porterò al villaggio e farò vedere chi sei». Il vampiro intanto cercava di divincolarsi. Ne nacque una lotta corpo a corpo. Gli uomini con le torce e il mastino corsero a fermare l'assalitore e ben presto la preda fu liberata. Erano pronti a punire Thule, ma il vampiro fece un gesto ed essi si fermarono.
Allora egli si tolse il mantello e rivelò la sua identità. Thule rimase di stucco quando vide il re in persona. Subito cominciò a scusarsi e si gettò in ginocchio per chiedere perdono. «Alzati in piedi, ragazzo» disse il re. «Come ti chiami? Andiamo al villaggio, là ti dirò quello che ti meriti». Thule era impaurito e cominciò a supplicare, raccontando di suo padre e della loro povertà.
Nel frattempo il vecchio boscaiolo aveva informato il capo del villaggio e tutti gli abitanti si erano radunati nella piazza. Erano tanto curiosi di sapere la fine dell'avventura da non pensare più alla paura.
Presto videro arrivare il giovane, seguito dal mastino, che non ringhiava, dalle guardie del corpo, che apparivano quasi amichevoli, e dallo stesso vampiro sul suo magnifico cavallo. La sorpresa fu grande quando il vampiro si tolse il mantello e apparve il re.
«Chiedo scusa di avervi spaventato in questi ultimi mesi - disse - ma stavo cercando una persona abile e coraggiosa e, per la verità, ero un po' deluso di non trovare nel mio regno uomini audaci. Ora ho trovato Thule.
È un ragazzo in gamba. Ha ardire ed è anche istruito. Soprattutto, ha avuto il coraggio di andare incontro a ciò che non conosceva. Lo nomino mio erede e d'ora in avanti sarà mio dovere insegnargli tutte le arti del governo, perché sappia guidare il popolo con saggezza, e le arti del combattimento, perché lo sappia difendere.
Domani, quando io non ci sarò più, sarà lui a condurre il regno sulle vie dell'armonia, dell'amore e della pace».
Un bel sorriso illuminò il volto del vecchio boscaiolo, che sussurrò con soddisfazione; «L'ho sempre detto, io, che mio figlio era nato per compiere grandi imprese!». E questa volta non ci fu nessuno a contraddirlo!
...
|
|
|