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Strada Annalisa
Title:IL CREPACCIO DI NOTIZZI
Subject:FICTION
ANNALISA STRADA
IL CREPACCIO DI NOTIZZI
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Notizzi
ovvero il mondo in un crepaccio
Il Crepaccio di Notizzi non è segnato su nessuna carta. È una voragine stretta che si apre in una posizione tanto scomoda da essere praticamente introvabile. A una persona qualunque potrebbe sembrare una crepa come tante altre. Così, per gli uomini, questo crepaccio non ha nemmeno un nome: se non si vede e non si sente, non c’è ragione di occuparsene.
A chiamare Notizzi questo posto era unicamente la gente che l’abitava, sconosciuta al resto del mondo quanto il luogo in cui viveva da sempre.
Gli abitanti di Notizzi trattavano gli altri come gli altri trattavano loro: erano convinti che non esistessero.
All’interno del loro mondo avevano punti di riferimento che somigliavano ai nostri punti cardinali e che servivano per non perdersi: “giù” per il fondo, “di qua” per la parete destra, “di là” per la facciata sinistra e “di sopra” per l’apertura all’aria.
Pochi notizziesi, molto tempo fa, trascorsero parte della loro vita a scrutare il “sopra”, affascinati da quel poco che intravvedevano, da quello che credevano di vedere e da quello che immaginavano che si potesse vedere nella stretta striscia di cielo a loro disposizione. Con il tempo stilarono un elenco di “oggetti cosmici”. Questo elenco era noto anche come ECI – Elenco delle Cose Inutili – perché tutto quello che vi era contenuto non era di nessunissima utilità.
Loro erano contenti così: conoscevano perfettamente tutto ciò che non li interessava. Ed erano convinti che, quando avessero esaurito quel noiosissimo elenco, avrebbero cominciato a scoprire le cose interessanti. I notizziesi erano fiduciosi e non avevano fretta. Per questo erano felici.
Tecnicamente, gli abitanti di Notizzi erano uomini, nel senso che avevano una testa, due braccia e due gambe. Il loro sviluppo fisico, però, era stato talmente condizionato dall’ambiente in cui vivevano che, alla fine, erano risultati degli esseri davvero originali, qualcosa a parte. A parte proprio da tutto.
Per la pochissima luce alla quale si erano abituati, i loro occhi erano enormi e chiarissimi: vedevano poco, ma – del resto – avevano ben poco da vedere. Per compensare la scarsità della vista, avevano potenziato a dismisura l’udito. Le loro orecchie erano grandi e sporgenti, come piccole trombette ai lati del cranio, e servivano anche per l’orientamento. Infatti, per istinto, i notizziesi si muovevano spesso verso la fonte del suono che volevano ascoltare. Era un movimento lento, graduale e attento. A Notizzi, in fondo, non c’erano particolari motivi per avere fretta.
Proprio perché sentivano benissimo, non avevano necessità di usare molto la voce. Mormoravano, sussurravano, bisbigliavano… usavano le corde vocali quel tanto che bastava per farsi sentire.
Il risultato era che nel Crepaccio di Notizzi regnava quasi sempre il silenzio, interrotto solo da un sommesso brusio. Altrimenti, forse, sarebbero stati scoperti molto, molto tempo fa.
I notizziesi, dunque, comunicavano soprattutto per contatto diretto: si stringevano le mani, si accarezzavano la testa e le spalle, si urtavano leggermente con la punta dei piedi. Siccome non dovevano dirsi gran che, bastava poco per comunicarlo.
Le informazioni più importanti venivano subito passate di bocca in bocca, ma erano tanto rare che erano davvero pochi gli abitanti che ne avessero sentite più di quattro o cinque in tutta la loro vita.
Il primo episodio degno di nota, a memoria di notizziese, era stata la pioggia di pietre, probabilmente dovuta a una leggera scossa di terremoto che aveva dato una scrollatina ai sassolini in bilico all’imbocco del crepaccio.
La seconda volta era stata quando era sparito un concittadino. I soliti bene informati sostenevano che fosse stato risucchiato verso l’alto. Ben presto, però, il soggetto in questione era stato ritrovato profondamente addormentato in un anfratto inesplorato.
La terza occasione per dare un po’ di fiato ai polmoni era stata quando si era verificato il primo parto gemellare: erano nati due notizziesi insieme, dalla stessa madre. Siccome era una cosa mai vista, ci si era a lungo interrogati circa il fatto che si trattasse davvero di due esseri diversi e non di uno solo nato con la sua copia. L’evento aveva suscitato grande scalpore anche perché era avvenuto poco dopo che era stato inventato il primo specchio, ottenuto da superfici dure perfettamente levigate.
La quarta volta che i notizziesi avevano un po’ rumoreggiato era stato quando avevano inventato il solletico. L’evento era stato assolutamente accidentale: Huhd (gli abitanti di Notizzi si chiamano fra di loro con nomi che, alle orecchie di chi non è nato nel crepaccio, sembrano suoni inarticolati), passando, aveva sfiorato la pianta del piede di uno dei suoi figli, che si era messo a ridere. Huhd non aveva capito che cosa fosse successo e passò e ripassò alcune volte, senza riuscire a spiegarsi come mai il marmocchio si divertisse tanto. A spiegarglielo, molto più tardi, quando era riuscito a riprendere fiato, era stato il suo stesso figlio, che la pregò di riprovare. L’idea aveva riscosso un tale successo che per mesi e mesi tutti non avevano fatto altro che scambiarsi solleticatine. Avevano smesso solo quando la loro pelle delicatissima non ne aveva potuto proprio più.
La quinta e ultima volta era stata quando la più anziana donna del crepaccio aveva inventato lo spezzatino di lombrico: il “mmmmmmmh” dei buongustai locali aveva riempito il crepaccio ed era echeggiato da una parete all’altra con continui rimbalzi. La ricetta era poi stata passata di bocca in bocca e tutti l’avevano più volte ripetuta per non dimenticarla.
Il popolamento di Notizzi era cominciato proprio dal basso. I primi notizziesi presero casa nelle rientranze naturali che si trovano nei punti più profondi. Poi, con la crescita della popolazione, erano stati resi abitabili anche gli strati superiori.
Alcune concavità erano diventate residenziali grazie a piccoli interventi, altre erano state create dal nulla da notizziesi particolarmente intraprendenti.
L’ultimo prototipo adottato erano le case a grappolo. Le aveva inventate un architetto locale (la definizione in realtà non ha senso, perché i notizziesi non solo non hanno mai avuto titoli. Anzi, non hanno mai nemmeno conosciuto il significato vero e proprio della parola “lavoro”). Questo “architetto” le aveva realizzate nella speranza di aver trovato il modo per non esaurire mai lo spazio.
Si trattava di abitazioni a più piani stretti e sovrapposti, fatte tutte in pietra e appese a resistenti spuntoni di roccia.
Erano un po’ la periferia del grande regno: si trovavano tutte verso il “di sopra” e nessuno amava stare lassù, così vicino alla luce e penzoloni nel vuoto.
Era un posto per gli ultimi: nessuno, se non c’era costretto, andava volentieri a occupare quelle case.
Tra i vari strati del crepaccio erano stati sistemati strumenti per la salita e la discesa. Con grossi massi malamente sovrapposti si erano ottenute delle scale rudimentali. Grazie a cure particolari e amorevoli, alcune radici spontanee erano state trasformate in liane utilizzate come ascensori con discesa in picchiata e risalita un tantino più lenta e laboriosa.
Grazie all’uso delle radici, i notizziesi avevano nel tempo decisamente migliorato la loro costituzioni fisica. Le braccia e le gambe si erano irrobustite fino a consentire un’andatura quasi perfettamente eretta, poggiandosi indipendentemente – bisogna sottolinearlo – sulle gambe o sulle braccia, a seconda della necessità.
Le mani e i piedi dei notizziesi erano sviluppatissimi, al contrario della statura, che era la minima pensabile per rendere un umano riconoscibile come tale.
Le dimensioni delle mani e dei piedi erano così importanti perché queste parti del corpo servivano per spostarsi e per toccare.
I notizziesi usavano le mani come gli uomini, ma all’occorrenza ci camminavano sopra o ci si accoccolavano per lasciar riposare i piedi stanchi. Non era raro vedere uno di loro a testa in giù, con le gambe all’aria, che parlava con un suo amico che se ne stava dritto dritto sui suoi piedoni. Per loro era normale, e nemmeno si stupivano se qualcuno si sdraiava sulla schiena e alzava le mani e i piedi per far defluire il sangue e rilassarsi.
Se coprivano tragitti nuovi, i notizziesi preferivano stare sui piedi e tastare con le mani per conoscere meglio il posto. Se, invece, trasportavano qualcosa, allora si mettevano a testa in giù e tenevano il peso in equilibrio sui piedi. Quelli più anziani, per esempio, portavano in giro in modo speciale i nipotini di cui si prendevano cura: mettevano a terra le mani, flettevano le gambe e facevano sedere i piccoli sul retro della coscia, con la schiena appoggiata ai polpacci. I nipoti, di solito, si divertivano un sacco.
Abituati come erano all’oscurità, avevano la pelle candida come la neve. Nel fantomatico “esterno” sarebbe stata esposta al rischio della diretta luce solare, al chiarore delle stelle e soprattutto sarebbe stata in balia di un territorio inospitale, dove i notizziesi non avrebbero scovato anfratti dove ripararsi e, naturalmente, anche per nascondersi.
Proprio anche (ma non solo) per queste prerogative fisiche, la popolazione non si era spinta mai fuori dalla propria nicchia geologica.
Molto, molto tempo fa, un notizziese aveva tentato l’avventura verso l’esterno. Si chiamava Hihuhg. Aveva fama di essere un grande esploratore e già ...
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