KIPLING RUDYARD

Title:DI COME IL LEOPARDO OTTENNE LE SUE MACCHIE
Subject:ENGLISH FICTION Scarica il testo


Rudyard Kipling

DI COME IL LEOPARDO OTTENNE LE SUE MACCHIE

traduzione: Gabriella Cabassi

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Nei giorni in cui tutti partivano alla pari, Carissimi, il Leopardo viveva in un posto chiamato Alto Veldt. Badate bene, non era il Basso Veldt, né il Bush Veldt, e nemmeno il Sour Veldt, ma l’esclusivamente spoglio, caldo e radioso Alto Veldt, dove c’erano sabbia, rocce color sabbia ed esclusivamente ciuffi d’erba giallo-sabbia. La Giraffa, la Zebra, l’Antilope, il Cudù e l’Hartebeest vivevano laggiù ed erano tutti esclusivamente color sabbia brunastro-giallastri. Ma era il Leopardo ad essere il più esclusivamente sabbiato-brunastro-giallastro di tutti, una specie di bestia dalla forma di gatto e dal colore grigiastro-giallastro che si abbinava perfettamente al colore giallastro-grigiastro-brunastro dell’Alto Veldt. Che grande sventura per la Giraffa, la Zebra e tutti gli altri, perché si stendeva vicino ad una roccia o ad un grosso ciuffo d’erba esclusivamente giallastro-grigiastro-brunastri e quando la Giraffa, la Zebra, l’Antilope, il Bonte-buck o il Bush-buck2 arrivavano, li sorprendeva ponendo fine ai loro balzi e alla loro vita. Lo faceva davvero! E poi c’era un Etiope con archi e frecce (era un uomo esclusivamente grigiastro-brunastro-giallastro, allora), che viveva nell’Alto Veldt con il Leopardo e i due erano soliti cacciare insieme, l’Etiope con le sue frecce e gli archi ed il Leopardo esclusivamente con le sue zanne e gli artigli, finché la Giraffa, l’Antilope, il Cudù, la Quagga e tutti gli altri non seppero più da che parte saltare, Carissimi. Non lo sapevano proprio!
Dopo un bel po’ di tempo (le cose vivevano a lungo e di più in quei giorni) impararono ad evitare qualsiasi cosa che somigliasse ad un Leopardo o ad un Etiope e poco a poco (cominciò la Giraffa, perché le sue zampe erano le più lunghe) si allontanarono dall’Alto Veldt. Trottarono per giorni e giorni finché arrivarono in una grande foresta, esclusivamente piena di alberi ed arbusti, di ombre striate, macchiate, chiazzate e pezzate e lì si nascosero. E dopo un altro bel po’ di tempo, a forza di rimanere un po’ all’ombra e un po’ fuori e di sentire le ombre instabili e sfuggevoli degli alberi che scivolavano su di loro, la Giraffa si fece macchiettata, la Zebra striata e l’Antilope e il Cudù più scuri, con alcune linee grigie ondeggianti sul dorso, come la corteccia sul tronco degli alberi. Quindi, sebbene si potesse sentirli e fiutarli, solo raramente si potevano vedere e solo quando si sapeva esattamente dove guardare. Si divertivano moltissimo tra le ombre esclusivamente pezzate-chiazzate della foresta, mentre il Leopardo e l’Etiope correvano qua e là attraverso e fuori l’esclusivamente grigiastro-giallastro-rossastro Alto Veldt, domandandosi che fine avessero fatto tutte le loro colazioni, le loro cene e i loro spuntini. Alla fine erano così affamati che mangiavano ratti, scarafaggi e iraci, il Leopardo e l’Etiope, e poi venne loro, a tutti e due insieme, il Gran Male al Pancino. A quel punto incontrarono Baviaan, il babbuino ringhiante, con la testa da cane, che è Veramente l’Animale più Saggio di tutto il Sud Africa.

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Questo è il Saggio Baviaan, il Babbuino con la testa da cane, che era Veramente l’Animale più Saggio di tutto il Sud Africa. L’ho disegnato copiandolo da una statua che ho creato nella mia mente, ed ho scritto il suo nome sulla sua cintura, sulla sua spalla e sulla cosa sulla quale sta seduto. L’ho scritto in una lingua che non è chiamata Copto, Geroglifico, Cuneiforme, Bengali, Birmano o Gaelico, tutto perché era così saggio. Non è bello, ma è molto saggio. Lo vorrei disegnare con le tonalità della scatola dei colori, ma non ho il permesso. La cosa a forma di ombrello sulla sua testa è la sua Criniera Convenzionale.
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Il Leopardo disse a Baviaan (ed era una giornata molto calda): “Dove è finita tutta la selvaggina?”
E Baviaan ammiccò. Lui sapeva.
L’Etiope disse a Baviaan: “Potresti dirmi qual è l’habitat attuale della Fauna aborigena?” (Questo significava pressappoco la stessa cosa, ma l’Etiope usava sempre parole complicate. Era un adulto.)
E Baviaan ammiccò. Lui sapeva.
Poi Baviaan disse: “La selvaggina ha scelto altre macchie ed il mio consiglio per te, Leopardo, è che tu scelga altre macchie appena possibile.”
E l’Etiope disse: “ È tutto molto bello, ma desidero sapere dove è migrata la Fauna aborigena .”
Baviaan allora disse: “La Fauna aborigena ha raggiunto la Flora aborigena perché era proprio ora di cambiare ed il mio consiglio per te, Etiope, è di cambiare appena puoi.”
Queste parole confusero sia il Leopardo che l’Etiope, che comunque partirono alla ricerca della Flora aborigena e ad un certo punto, dopo moltissimi giorni, videro una maestosa, imponente, enorme foresta piena di tronchi d’albero tutti esclusivamente macchiettati, pezzati, picchiettati, punteggiati, chiazzati, macchiati, tracciati e tratteggiati dalle ombre (ripetetelo a voce alta e vedrete quanto doveva essere ombreggiata quella foresta).
“Che posto è,” disse il Leopardo, “così esclusivamente buio, eppure così pieno di piccoli sprazzi di luce?”
“Non lo so,” disse l’Etiope, “ma dovrebbe essere la Flora aborigena. Posso fiutare Giraffa e posso sentire Giraffa, ma non posso vedere Giraffa.”
“È strano,” disse il Leopardo. “Penso che sia perché siamo passati dalla luce del sole al buio della foresta. Posso fiutare Zebra e posso sentire Zebra, ma non posso vedere Zebra.”
“Aspetta un attimo,” disse l’Etiope. “È passato parecchio tempo dall’ultima volta che li abbiamo cacciati. Forse abbiamo dimenticato come erano fatti."
“Sciocchezze!” disse il Leopardo. “Li ricordo perfettamente nell’Alto Veldt, specialmente le loro ossa col midollo. Giraffa è alta circa cinque metri, di un esclusivo color fulvo-giallo-dorato dalla testa alle zampe e Zebra è alta circa un metro e mezzo, di un esclusivo color grigio–rossiccio dalla testa alle zampe.”
“Uhm,” disse l’Etiope, guardando tra le ombre pezzate-chiazzate della Flora-foresta aborigena. “Allora dovrebbero spiccare in questo luogo oscuro come banane mature in un affumicatoio.”
Ma non fu così. Il Leopardo e l’Etiope cacciarono tutto il giorno e, sebbene potessero fiutarli e sentirli, non videro mai nessuno di loro.
“Per l’amor del cielo,” disse il Leopardo all’ora del tè, “aspettiamo finché fa buio. Questa caccia alla luce del giorno è un vero scandalo.”
Così aspettarono finché fece buio e poi il Leopardo sentì qualcosa che respirava e annusava, alla luce delle stelle che ricadeva tutta a strisce attraverso i rami e saltò su a quel rumore. Odorava come Zebra e al tocco pareva Zebra e quando la buttò a terra scalciava come Zebra, ma non la poteva vedere. Così disse: “Stai fermo, o essere senza forma. Starò seduto sulla tua testa fino al mattino, perché c’è qualcosa di te che non riesco a capire.”
In quel mentre sentì un grugnito, un tonfo ed un trambusto e l’Etiope gridò: “Ho preso una cosa che non posso vedere. Odora come Giraffa e scalcia come Giraffa, ma non ha alcuna forma.”
“Non fidarti,” disse il Leopardo. “Siediti sulla sua testa fino al mattino, come ho fatto io. Non hanno alcuna forma, nessuno di loro.”
Così rimasero seduti su di loro fermamente fino al radioso mattino e poi Leopardo chiese: “Che cosa c’è dalla tua parte del tavolo, Fratello?”
L’Etiope si grattò la testa e disse: “Dovrebbe essere esclusivamente di un ricco arancio-bronzeo dalla testa alle zampe e dovrebbe essere Giraffa, ma è ricoperta di macchie color rossastro-nerastre. Tu che hai dalla tua parte del tavolo, Fratello?”
Ed il Leopardo si grattò la testa e disse: “Dovrebbe essere esclusivamente di un delicato grigio-fulvo e dovrebbe essere Zebra, ma è tutta ricoperta di strisce nere e violette. Che mai ti sei fatta, Zebra? Non sai che se fossimo nell’Alto Veldt potrei vederti da quindici chilometri di distanza? Non hai alcuna forma.”
“Si,” disse la Zebra, “ma questo non è l’Alto Veldt. Non vedi?”
“Lo vedo ora,” disse il Leopardo. “Ma non potei vederlo per tutta la giornata di ieri. Ma come si fa?”
“Lasciate che ci alziamo,” disse la Zebra, “e ve lo mostreremo.”
Lasciarono che la Zebra e la Giraffa si alzassero: Zebra si mosse verso alcuni piccoli biancospini, dove la luce del sole cadeva tutta a strisce e la Giraffa si allontanò verso alcuni alberi piuttosto alti, dove le ombre cadevano tutte a macchie.
“Guardate adesso,” dissero la Zebra e la Giraffa. “Ecco come si fa. Uno, due e tre… e la vostra colazione dov’è?”
Leopardo spalancò gli occhi ed Etiope li sgranò, ma tutto ciò che poterono vedere furono ombre striate e ombre macchiate nella foresta, nessun segno di Zebra e Giraffa. Si erano appena allontanate e nascoste nella foresta ombrosa.
“Oh oh,” disse l’Etiope. “Questo è un trucco che vale la pena di apprendere. Impara la lezione, Leopardo. Tu spicchi in questo luogo oscuro come una saponetta in un secchio pieno di carbone.”
“Ah ah,” disse il ...