DELMONACO AMELIA

Title:I MITI DELL'ULSTER (PARTE V)
Subject:ITALIAN FICTION Scarica il testo


Amelia Delmonaco

I MITI DELL'ULSTER
(Parte V)



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DIARMAID e GRAINNE : per la prima volta questo mito celtico viene menzionato nel Libro di Leinster (X secolo); poi fu incluso nel ciclo di Fionn, terzo ciclo dei racconti irlandesi ( XII secolo ) - Libera rilettura della narratrice.

Nella splendida e selvaggia terra d'Irlanda esisteva tanti, tanti e tanti anni fa, un popolo forte e orgoglioso, valoroso in guerra, saggio e generoso con i deboli: i Fianna. Il loro capo era Finn mac Cumhaill, un grande eroe dai poteri soprannaturali, che guidava i suoi guerrieri con pugno di ferro contro tutti gli invasori o gli attentatori al Regno di Irlanda. Aveva ottenuto la saggezza da Finnegas, il Bardo, che per sette anni. aveva pescato il "Salmone della saggezza" e, una volta presolo, glielo aveva donato. Finn era invincibile in battaglia, aveva poteri divinatori, ma una grande disgrazia aveva funestato la sua casa: la sua adorata moglie, Sava, da tempo era stata trasformata in un cervo dal potentissimo e malvagio Druido Nero e Finn, non più giovanissimo, sentendosi solo, aveva deciso di prendere una nuova moglie. Aveva scelto per sé una giovane vergine dagli occhi verdi come le acque profonde del mar d'Irlanda e dai capelli rossi come il fuoco in un campo di grano già mietuto: Grainne. Lei, però, non l'amava e non era certo ansiosa di maritarsi. Avrebbe sposato Finn perché così aveva deciso il padre, e non poteva in alcun modo sottrarsi a questo dovere, ma si sentiva infelice e per niente allettata all'idea di diventare proprietà privata di un uomo da servire, curare e onorare per avere in cambio un po' di cibo e qualche bel vestito o, se proprio fosse stata perfetta, qualche fibbia d'oro o qualche bel paio di pendenti per le orecchie. "Eh, no, per piacere! Non sono nata per questo", pensava Grainne, in quelle cupe sere d'inverno che precedevano il giorno del suo matrimonio, e tremava al pensiero della tristezza che avrebbe pervaso tutta la sua vita futura. E venne il giorno del fidanzamento: quanti cavalieri, e quante dame belle e fiorenti risposero all'invito di Finn, austero ma forse poco sapiente in quella occasione, se aveva deciso di sposare la bella, intrepida e ribelle Grainne, che tra tutte le fanciulle del villaggio era forse la meno adatta a figurare nel palazzo di un Re, per il suo contegno insofferente di ogni costrizione e di ogni regola. Ma Grainne quel giorno era davvero stupenda e il cuore di Finn bruciava di un amore così totale e sconfinato che quasi piangeva dalla gioia e dalla tenerezza; lui, un guerriero; lui, un Capo, che cedeva alla commozione come una donnetta del popolino stupido e ignorante! Ad un tratto una strana sensazione di sventura offuscò la sua felicità: qualcosa di tremendo si stava per abbattere sul suo regno, lo sentiva; si guardò intorno circospetto e incominciò a osservare tutti gli invitati: ecco i fratelli di Grainne con il padre e i parenti più stretti e poi i Re delle cinque province d'Irlanda e le loro numerose Corti, e poi i suoi eroi, i suoi capitani, invincibili e forti in battaglia come Dei. Ma dov'è Diarmaid, il suo prediletto? Perché ancora non si vede? Ah, eccolo che arriva, splendido nella sua tenuta di gala, con il collare e l'elmo aureo, l'ampio mantello porporino e la giubba di daino. Tutti si volsero ad ammirarlo, anche Grainne ...e fu la sua rovina! Come un cieco che, riacquistata improvvisamente la vista per un potente e straordinario incantesimo, viene abbagliato dalla luce e non distingue altro che la fonte di tale luminosità, così Grainne vide Diarmaid e non riuscì più a volgere altrove i suoi occhi, neppure per un istante; per lei non ci fu più speranza di pace, perché l'amò all'istante e tutto il resto perse di importanza, anche la promessa di sposare Finn. Diarmaid si avvicinò al suo Signore e si prostrò in segno di rispetto; egli era l'uomo più leale, coraggioso, forte e generoso che il Regno avesse, dopo Finn, e aveva dedicato tutta la sua vita alla difesa delle coste della sua bella terra d'Irlanda al fianco del suo signore. Il tradimento non faceva parte del suo mondo, ed egli non sapeva neppure cosa fosse, ma ad un tratto Grainne gli si avvicinò e così parlò:
- Chi sei tu, bel cavaliere, che attiri sul viso franco e leale tutti gli sguardi dei presenti e che pure non hai occhi che per Finn, nostro Re?
- Il mio nome è Diarmaid, gentile fanciulla, e sono un fedele servo di Finn, il tuo promesso sposo. Per questo sarò anche tuo servo, se tu lo vorrai!
- No, non servo, bensì padrone, mio dolce eroe. E' vero, fui promessa a Finn, ma ancora non fu celebrato il fidanzamento; ora io non so se fu un incantesimo, o il caso, o il mio destino a volerlo, ma da questo stesso istante ho votato il mio cuore, la mia anima, la mia vita, a servire, onorare e amare te, mio dolce eroe, compagno, marito, fratello, mio Tutto e per sempre!
- Mai in vita mia tradii il mio Capo e la mia gente! Tu mi proponi un atto così vile ed empio che la mia fronte s'imperla di freddo sudore al solo pensiero e il cuore balza nel petto come un agnello svegliato nella notte per andare al macello! Chi sei tu che nel giorno della gioia porti sventura a Finn e ai suoi Eroi?
- Sono Grainne, e tu lo sai, e già mi ami e già mi desideri, e già ti trastulli con l'idea dei miei baci e delle lunghe notti d'amore che posso donarti, ma sei troppo vigliacco per dirlo a Finn, per affrontare la sua ira e la sua condanna!
- Non è paura che io provo per Finn, è lealtà, stima e amore! Tu non puoi chiedermi di fargli questo: rubargli la sposa il giorno del suo fidanzamento! E ora basta, donna, e torna in te, alle tue cure e ai tuoi doveri!
- No, non sei vigliacco, ora lo so! Sei solo una femminuccia che non ha sangue nelle vene; quale virilità è in te se rifiuti la donna che ti fa dono incondizionato di sé? Quale forza c'è nel debole midollo che non genera vita?
Non uomo, pallida vergine tu mi appari; e dunque, se tale non sei, dimostramelo ora o mai più!
Diarmaid, a queste parole, non potette più tirarsi indietro; per l'antica legge dell'onore, se una donna faceva appello alla virilità di un uomo per averlo, come aveva fatto Grainne, per il poverino non c'era altra possibilità di sfuggire allo scherno se non accettando l'offerta d'amore e fuggendo. E così fecero Diarmaid e Grainne. Fuggirono quella notte stessa e grande fu l'ira di Finn: raccolse un manipolo di guerrieri, i migliori, e li inseguì per tutte le terre d'Irlanda, per giorni, mesi ed anni, senza mai raggiungerli.
Intanto, poco dopo la fuga, Grainne e Diarmaid si erano recati alla corte di Oengus, il Dio dell'amore e padre adottivo di Diarmaid. Oengus li accolse con grandi onori, e fu felice di rivedere il suo giovane pupillo in così splendida forma. Gli chiese notizie di Finn e della sua gente, ma quando udì cosa era accaduto, fu molto preoccupato per il futuro della giovane coppia, e così parlò:

- Diarmaid, mio adorato figlioccio, la situazione è grave; Finn non perdonerà mai, e vi perseguiterà. Ricordatevi, però, di non dormire mai due volte nello stesso luogo, altrimenti vi troverà! Perciò domani dovrete andare via, e trovarvi una dimora diversa ogni sera, se mai ci riuscirete! Io non posso dirvi altro, né altro consigliarvi. Che la fortuna vi accolga nel suo grembo!
I due amanti fuggirono dal regno del Dio Oengus e vagarono per valli, monti e boschi per mesi e anni. Una notte, infinitamente stanchi e impauriti, si addentrarono nella foresta di Duvnos per cercare riparo sotto un albero e dormire un po' prima di riprendere la fuga. Ed ecco che vedono avvicinarsi un essere mostruoso, enorme nell'aspetto fisico, brutale nell'espressione e nell'atteggiamento aggressivo:
- Chi siete? Cosa volete?
- Siamo due figli di questa terra senza dimora e senza patria. Vogliamo solo dormire un po' sotto quell'albero dalla folta chioma per dare ristoro alle stanche membra. E tu chi sei?
- Io sono Sharvan, il guardiano di quell'albero sotto le cui fronde desideri riposare, ma io non te lo permetto. Esso è più unico che raro: è l'albero dell'immortalità e chi mangia le sue bacche non morirà mai; solo un incantesimo di straordinaria potenza può generare la morte di chi ha assaggiato i suoi frutti e c'è un solo Druido al mondo che è in grado di operare tale incantesimo, il Druido nero! E ora allontanatevi se non volete risvegliare la mia ira!
- Non temo né il Druido Nero, né la tua forza bruta, ...