|
|
ZAOLI MARINA
Title:PILUCCO E RAGGIODISOLE E ALTRI RACCONTI
Subject:ITALIAN FICTION
GENITORI & FIGLI
Prima edizione: dicembre 1998
Copyright 1998 by Guaraldi/Gufo Edizioni S.r.l.
Via Covignano 302, 47900 Rimini
www.guaraldi.it
ISBN 88-8049-108-3
MARINA ZAOLI
PILUCCO E
RAGGIODISOLE
E ALTRI RACCONTI
Guaraldi
INDICE
Pilucco e Raggiodisole
Clementina
Il mare
La scimmietta Ginì
Postfazione
Capitolo I Chicco e Milla
C'era una volta, in un paese lontano lontano, un bosco di alberi molto grandi, e su uno di questi alberi due ragazzi, che si chiamavano Chicco e Milla, avevano costruito la loro casa. Insieme avevano fabbricato tutti i mobili e perfino un buffissimo ascensore, fatto con un grosso secchio, una corda e una carrucola, che con poca fatica li poteva portare su e giù. Erano proprio contenti della loro casetta. L'estate stava finendo, avevano già fatto provviste per l'inverno e spesso se ne stavano seduti nel loro terrazzino a chiacchierare del più e del meno, quando cominciarono a sentirsi soli e a desiderare di avere un bambino.
Decisero così di scrivere alla cicogna (che era poi la stessa cicogna che aveva portato Dumbo alla mamma elefantessa).
Aspettando la risposta, Chicco si mise d'impegno a costruire una cullina, un seggiolone e tanti giocattoli; Milla fece una copertina, un tappeto, un fasciatoio e moltissimi vestitini. Ma i giorni passavano e della cicogna non se ne sapeva niente. Un po' preoccupati, scrissero di nuovo, ma anche questa volta non ebbero risposta, così cominciarono a disperare e a sentirsi sempre più tristi.
Un pomeriggio, poi, che era sola in casa, Milla fu presa da un tale sconforto, che si mise a piangere, e pianse tanto, ma tanto, ma tanto, che tutte le lacrime caddero giù dall'albero e formarono una pozzanghera vicino alle radici. A questo punto sembrava non ci fosse più niente che potesse consolarla, quando dal basso si sentì un vocione profondo che chiedeva: - Di chi è questo laghetto salato?
Milla smise di piangere, incuriosita, si asciugò gli occhi, guardò sotto casa e vide un'enorme tartaruga di mezza età, con un paio di occhialini d'oro sul naso, che indicava la pozzanghera di lacrime.
- Credo proprio di averla fatta io - rispose - stavo piangendo e le lacrime sono scese giù e si sono fermate lì. Non mi ero accorta di aver pianto tanto!
Il tartarugone aveva l'aria molto stanca e respirava a fatica, ma rivolgendosi di nuovo a Milla chiese a stento, con lo stesso vocione:
- Scusa se ti sembra una strana richiesta, ma posso bagnarmi le zampe?
Milla fece cenno di sì, così lui immerse le zampe che, come per magia, si trasformarono immediatamente in pinne alate.
- Io sono una tartaruga di mare un po' speciale - spiegò allora - perché riesco anche a volare, ma ho bisogno di bagnarmi con acqua salata per poter trasformare le mie pinne. E qui, nel Regno del Bosco, è da giorni che non ne trovo, per cui ho dovuto sempre camminare fino a non poterne più, mentre invece non posso e non devo fermarmi.
Milla, meravigliata e incredula per ciò che aveva visto, scese a chiedergli se avesse bisogno di qualcosa, dato che era in viaggio da tanto tempo.
- No, grazie - rispose il tartarugone - non mi serve nulla, sei stata anche troppo gentile con me e ti devo ringraziare, perché ora posso tornare subito a casa. Io sono l'ambasciatore del Re della Spiaggia e gli devo consegnare dei messaggi molto urgenti e importanti.
Prima di partire, però, vorrei sapere perché stavi piangendo.
Milla gli raccontò tutta la storia delle lettere scritte alla cicogna e rimaste senza risposta e, quando ebbe finito, lui le disse: - Se piangevi per questo non ti preoccupare: so dove abita la cicogna e la conosco molto bene; ti accompagnerò io. Ora che posso volare faremo in un attimo. Forza, monta in groppa che partiamo!
A Milla non parve vero di sentirsi dire così, non ci pensò su due volte, saltò sulla schiena dell'ambasciatore-tartaruga e partirono.
Dopo un po' che volavano arrivarono alla casa della cicogna, si fermarono e bussarono.
La cicogna venne ad aprire molto sorpresa, perché nessuno poteva sapere dove abitasse, ma quando vide il tartarugone sorrise subito e lo salutò, dato che si conoscevano da tanto e cominciò a raccontare tutta disperata quel che le era capitato, senza neanche dar loro il tempo di chiederglielo.
- Poveretta me, sapeste cosa è successo! Il mio postino si è ammalato e non mi ha più portato lettere, così io, non vedendo arrivare nuove richieste, ho distribuito tutti i bambini che avevo agli indirizzi vecchi, anziché alle mamme che mi avevano scritto e se ne stavano lì sole solette tutto il giorno, poverine, ad aspettare il loro piccino. Oh, poveretta me, come farò adesso? - e così dicendo scosse mestamente la testa, facendo traballare la sua buffa cuffietta.
- Mi dispiace molto per tutto questo - disse il tartarugone - comunque ora che siamo arrivati noi, ti diamo la possibilità di rimediare almeno un po'. Questa ragazza si chiama Milla e anche lei ti ha scritto tante volte senza ottenere risposta. Io l'ho trovata che stava piangendo proprio perché il suo bimbo non arrivava mai. Ora che è qui, però, dagliene subito uno!
- A dire il vero, in questo momento ne è rimasto uno solo... - si scusò la cicogna.
- Non importa - si affrettò a rispondere Milla - a noi andrà senz'altro bene lo stesso! - Veramente è rimasto qui perché ha un piccolo difetto... e avevo paura che non sarebbe stato tanto ben accettato... - continuò la cicogna timidamente - è.....è completamente
senza capelli... Però... se proprio lo volete, ve lo darò ugualmente perché, malgrado questo, è molto simpatico.
Poi, così dicendo, andò in un'altra stanza e tornò subito dopo con un fagottino nel becco.
Milla lo guardò e le sembrò di impazzire dalla felicità, tanto era carino quel pelatino! Non potevano esserci errori, quello era proprio il suo bambino!
- Bene, ora andiamo però - disse il tartarugone - altrimenti farò tardi!
Cara cicogna, grazie ancora e arrivederci a presto! Poi speriamo che il tuo postino guarisca in fretta e non si ammali più, per evitare altri pasticci di questo genere!
- Eh... speriamo proprio! - sospirò la cicogna; poi anche Milla ringraziò con tutto il cuore, si salutarono e partirono.
Arrivati a casa, Milla preparò un panino per il tartarugone perché lo mangiasse durante il viaggio, quindi si accomiatarono con la promessa di rivedersi presto, dato che ormai erano diventati amici.
Prima che Chicco tornasse a casa, Milla aveva già tolto il bimbo dal fagottino, l'aveva vestito per bene, l'aveva profumato e ormai, a forza di guardarlo, l'aveva imparato a memoria. Chicco quella sera, tornando dal lavoro, era proprio stanco e, quando gli sembrò di sentir piangere un bambino, pensò di avere le traveggole, ma, più si avvicinava, più gli strilli si facevano forti: si sfregò le orecchie due o tre volte e, quando fu sicuro di sentir bene davvero, cominciò a correre tanto, che per poco non andò a sbattere contro il secchio dell'ascensore. Arrivato su guardò subito il bimbo, sorrise ed esclamò: - È proprio carino, ma non è un po' pelato?
Milla allora gli raccontò tutti gli avvenimenti della giornata e insieme convennero di essere stati molto fortunati a ricevere quel bambino: gli avrebbero voluto tantissimo bene e, se davvero era senza capelli, pazienza, al massimo da grande gli avrebbero comprato un... parrucchino.
La mattina dopo Milla si mise subito al lavoro per fargli una cuffietta, di modo che non prendesse freddo su quella zucca pelata. Nel prendere le misure, però, si accorse di una cosa stranissima: sembrava che la testa del bimbo fosse di velluto, come se stessero nascendo dei capelli morbidi e cortissimi. Eppure non si vedeva niente, nemmeno in controluce, e di questo Milla era ben sicura!
- Boh! - pensò tra sé - sarà la mia immaginazione! Comunque, in onore di questa sua testolina morbida e vellutata, lo chiamerò Pilucco.
E da quel momento in poi il bimbo fu sempre chiamato così.
Capitolo II Torna il tartarugone
Ormai era arrivata la primavera. Chicco, Milla e Pilucco stavano sempre fuori sotto l'albero a giocare o a lavorare. Milla però si rendeva conto sempre di più che il bimbo non era pelato come sembrava, ma aveva invece un sacco di capelli, folti, lunghi e... trasparenti! Sì, proprio trasparenti, ma non solo: quegli strani capelli avevano la proprietà di nascondere le cose che vi stavano sotto, di modo che, se la mamma non gli metteva un berrettino, sembrava che a Pilucco mancasse la parte superiore della testa. Così decisero di tenergli sempre un cappellino, che Milla gli toglieva solo per lavargli i capelli e gli rimetteva subito dopo. Per il resto, Pilucco era un bravissimo bambino, bello, buono e intelligente, che cresceva a vista d'occhio. Certo, era molto vivace e ne combinava di tutti i colori, ma era anche ubbidiente e tutti gli volevano bene, senza stare a badare se aveva il berretto sempre in testa o no.
Intanto il tempo passava e arrivò il momento di andare a scuola.
Pilucco si preoccupava un ...
|
|
|