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KIPLING RUDYARD
Title:RACCONTI SEMPLICI DELLE COLLINE
Subject:ENGLISH FICTION
E N N E S I M A
Grandi classici
Giovani traduzioni
Prima edizione: settembre 1995
(c) 1995 by Guaraldi/Gu.Fo Edizioni s.r.l. Via Covignano 302, 47037 Rimini
ISBN 88-8049-066-4
Kipling
Racconti semplici delle colline
(racconti indiani)
Traduzione e cura di Andrea Gibellini e Giovanni Francesio
Guaraldi
Dedicato a Kira, Giovanni, Luigi e Roberto; a questo nostro Tempo.
INDICE
7 Introduzione di Andrea Gibellini e Giovanni Francesio
Racconti semplici delle colline
17 Lispeth 23 Tre, e Uno in più 28 Gettato Via 37 Lo Stalliere di Miss Youghal 44 Il Giogo degli Infedeli 49 Alba Equivoca 58 Il Salvataggio di Pfuffles 64 Le Frecce di Cupido 69 I tre Moschettieri 75 La sua Possibilità nella Vita 81 Orologi della Notte 87 L'Altro Uomo 91 Conseguenze 97 La Conversione di Aureliano McGoggin 103 La Presa di Lungtungpen 109 Un Distruttore di Germi 115 Rapito 120 L'Arresto del Luogotenente Golightly 126 Nella Casa di Suddhoo
134 La sua Legittima Sposa 140 La Corsa ad Handicap 146 Oltre i Limiti 153 In Errore 158 Una Frode Bancaria 165 Emendamento Tods 172 La Figlia del Reggimento 178 Nell'Orgoglio della sua Giovinezza 185 Maiale 192 La Rotta degli Ussari Bianchi 203 Il Divorzio dei Bronckhorst 210 Venus Annodomini 215 Il Bisara di Pooree 221 Un Amico di un Amico 227 La Porta dei Cento Dolori 234 La Follia del Soldato Ortheris 242 La Storia di Muhammad Din 246 La Forza della Somiglianza 252 Wressley del Ministero degli Esteri 258 Da Parola di Bocca 263 Da Archiviare per Uso Futuro
INTRODUZIONE
Forse la giovinezza è solo questo perenne amare i sensi e non pentirsi.
Sandro Penna
Kipling, nel mistero della realtà di Andrea Gibellini
I racconti più belli di Kipling sono quelli dove si manifesta il desiderio di far sentire una realtà dentro la cornice di un mistero. Sono quei racconti dove si focalizza di un personaggio all'interno arco quasi incantato e senza tempo. Perché l'India contorna le cose, colora le persone di una dimensione, appunto, incantata, ma non per questo meno realistica. Che il racconto narri di un amore svanito, come in Lispeth, fra le Alte Colline del Nord o che racconti l'esistenza grigia di un qualche impiegato presso un anonimo ufficio nell'immensa provincia oppure, ancora, che ironicamente parli della vita dei soldati dell'Esercito britannico, vi è in questi racconti una sorta di ambientazione ossessiva che di volta in volta si ripete, con dei personaggi di primo piano che agiscono immediatamente sulla realtà che li circonda: - questa realtà sembra come situata in un quadro privo di dimensioni temporali, visibilmente distanziato e staccato dal mondo, ma dove nel suo centro fermentano forze oscure e dominanti. C'è nella staticità di una vita che scorre abitualmente, la rottura improv-visa di un incantesimo, la violenza sanguigna del destino che erutta e sconvolge la vita delle persone. Può essere l'amicizia di una donna con un uomo sconosciuto o l'inizio, spesso non corrisposto, di una 'storia' d'amore, oppure, più semplicemente, l'incontro di due commilitoni che, davanti a una birra fresca, iniziano a discutere su di una 'storia' - non importa quanto vera, o fino a quanto falsa - raccontata da uno dei due.
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INTRODUZIONE
Affascina nei racconti migliori di Kipling questa esplosione del quadro, lo sparo che lavora squarciandolo, come fosse un'inconsueta variabile impazzita, che può decidere per sempre la storia di un uomo. C'è un filo che si dipana, che si disegna attraverso l'esemplificazione degli atti compiuti dai personaggi tratteggiati dalla mano sicura di Kipling. Ma quel filo in un dato momento s'ingarbuglia, gli eventi prendono il sopravvento sulla identità stessa degli uomini: loro che hanno una fisionomia psicologica così definita mutano al variare delle situazioni - come per magia cambiano esistenza, intimo discorso narrativo legato al destino di tutti.
In tutto ciò, indubbiamente, gioca anche la contrapposizione di un certo modo di vedere e pensare la realtà che esiste fra un indiano e un europeo, soprattutto se ci caliamo nella fine del secolo diciannovesimo, durante il quale sono stati scritti questi racconti. L'uomo europeo, di cultura europea, anche se nato e vissuto fino a venticinque anni in India, come Kipling, sente nell'oriente quella purezza della realtà che invece, lentamente per noi europei si è come sfibrata nelle nostre mani, fino a diventarci come irriconoscibile, se non estranea. Anche se - e bisogna chiarirlo: il mondo di Kipling è un mondo già di per sé lontano, quasi dimenticato o non ricordato dagli indiani stessi. Fondamentalmente era - ed è - un universo di forte predominanza agraria, dove una certa civiltà delle macchine, soprattutto nelle grandi città, non aveva ancora sviluppato l'immenso potere della nostra contemporaneità (Cfr. Rabindranath Tagore, La civiltà occidentale e l'India, Bollati Boringhieri, 1991). Il vecchio poeta Tagore in un libro pubblicato poco prima di morire ed intitolato A quel tempo (trad. Einaudi 1985), par-lava di Calcutta come di una città "svanita". Alla fine degli anni quaranta Tagore notava la lontananza fra il suo mondo vissuto da bambino e quello che lui, con i suoi occhi, ancora scrutava. Già Cartier-Bresson negli anni trenta ci aveva raffigurato il dolore e la miseria delle strade di Nuova Delhi. Il suo modo di illuminare le cose attraverso la macchina fotografica lo possiamo definire di un 'realismo assoluto': ma quanto possiamo cogliere dietro l'essenzialità di quelle immagini?
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RACCONTI SEMPLICI DELLE COLLINE
Arrivando ai giorni nostri, Wim Wenders ha fotografato l'atmosfera e i luoghi indiani: - una bambina dai grandi occhi spalancati vestita di poche cose bagnata dai monsoni che ciclicamente imperversano nella regione. Ma la stessa domanda si pone ancora su queste immagini; di come noi possiamo real-mente raccontare la complessità indiana.
La grandezza di Kipling sta nel descrivere la complessità di quel calore. Anche la sua cerimoniosità, quel "paganesimo" di cui parlava Moravia dedicata al libro L'odore di Pasolini. La difficoltà è proprio quella di fermare quell'odore, quella sacralità selvaggia che si nasconde dietro i pannelli descrittivi di un bellissimo tramonto, di un impiegato che corre alla posta, di una donna che piange. Senz'altro qui si compie l'impresa di Kipling: - non tanto nella qualità descrittiva fine a se stessa, ma nella profondità della descrizione narrativa; Kipling immette nel vortice narrativo una sensazione ben determinata per poi travasarla come per vasi comunicanti per tutta la struttura narrativa. La consapevolezza, considerata la giovanissima età, la consapevolezza letteraria di Kipling ci pare davvero come un esempio straordinario e forse unico di tecnica espressiva: - utilizzare il mistero che genera una sensazione, propagarlo, creando dunque in chi legge attesa, emozione, per tutta la durata del racconto.
Quindi L'India ci sembra più una realtà che debba essere raccontata che mostrata: la visibilità porta con sé un suo inganno ottico, coglie troppo in superficie una serie di situazioni apparentemente normali o dimesse, e la stessa drammaticità di certe immagini ci lasciano ora indifferenti non sgomenti. La serialità descrittiva produce visivo, consuete Pensiamo, dunque, che solo la parola come quella tuttora moderna di Kipling, possa in qualche modo significare quella esatta tipologia di vita: - ecco, forse la modernità di Kipling sta proprio nell'insegnare ad essere dei 'curiosi viaggiatori'. Kipling è a suo modo, assieme a Stendhal e Ruskin, un precursore di Moravia, di Pasolini, di Bruce Chatwin. Solo viaggiando con penna e taccuino in mano si può conoscere quel "mistero", se ne può fare parte.
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INTRODUZIONE
C'è naturalmente in Kipling pure una ragione estetizzante, che consiste nel fermarsi sui particolari, nell'amplificarli, nell'aggiungere dimensione grottesca ad un fatto apparentemente insignificante. Un certo cattivo sarcasmo kiplinghiano deriva anche da questo modo di rapportarsi. Kipling è insolente verso la classe dirigente che governa è sottilmente corrosivo, quasi monotematico nel ribattere sempre su alcuni tasti. E sicuramente nel colpire - marchiando a fuoco alcuni aspetti della società - è molto efficace. Si pensi solamente a come difende il modo millenario di comportarsi - da come ne è sinceramente affascinato - degli indigeni: - a come combatta con le parole; Kipling, attraverso quel grande senso che ha del mistero indiano - forse a suo modo ingenuamente - cerca di riconciliare due realtà difficilmente conciliabili: quella inglese e quella indiana. Ed in questo Kipling è davvero commovente, e l'ultimo racconto della presente raccolta rimane tra i più belli quanto è scioccante.
Kipling sa quando è il momento di descrivere una tale situazione, e quando questa determinata situazione debba essere piegata in un modo soggettivo - e per ciò oscuro, imperscruta-bile, per destino - alle leggi del cuore e dello stile. Kipling era un narratore che sapeva cogliere nel flusso della vita precisa di un avvenimento autentico anche nelle sfrangiature di un suo poetico realismo.
Kipling ha una vasta gamma di tonalità musicali e narrative. Era un poeta, un narratore di favole, un giornalista, e dunque questa sua ecletticità la adopera sulla misura dei suoi Plain Tails from the Hills, ricamando per ogni racconto un breve mosaico narrativo. Perché la principale caratteristica del racconto è quella di avere una sua intrinseca forma, un'iconica esattezza. Anche se la vera forza di Kipling ha sede e cuore nella voce - spesso fuori campo, ironica - nella voce che racconta.
La voce di ...
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