FIAMMAEVA

Title:LELLO IL PIPISTRELLO
Subject:ITALIAN FICTION Scarica il testo


fiammaeva

LELLO IL PIPISTRELLO


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Nei pressi di un vecchio castello abbandonato, sulle rive di un bellissimo lago, vivevano moltissimi uccelli appartenenti alle razze più diverse; cigni candidi, oche petulanti, anatre dai vivaci e splendenti colori, aironi dal manto cinerino e persino una grande e nobile aquila, da tutti conosciuta e rispettata per la sua saggezza.
All'interno del castello diroccato invece, vivevano, appartate dal resto degli altri animali, numerose famiglie di pipistrelli che a causa del loro aspetto poco piacevole, venivano scherniti ed evitati dagli altri uccelli e per evitare che ciò accadesse erano costretti ad uscire soltanto al calar della sera, quando tutti gli altri abitanti di quel luogo andavano a rifugiarsi nelle loro tane.
Tra essi però, vi era il piccolo Lello, figlio del re della tribù dei pipistrelli, Romualdo, e della regina Amelia, il quale passava intere mattine a guardare fuori dalle finestre del castello, non rassegnandosi al fatto di dover rinunciare ad uscire per godere della luce del sole e soprattutto desideroso di avere dei nuovi amici con cui giocare sulle sponde del lago. Il piccolo pipistrello chiedeva spiegazioni ai genitori sul perché dovesse starsene rinchiuso tutto il giorno; - "Gli altri uccelli non ci amano..." - rispondeva il re - "Ci sfuggono perché non abbiamo morbide piume colorate sui nostri corpi e perché la nostra voce non è soave come il cinguettio dei pettirossi.. Sarebbe inutile da parte tua cercare la loro amicizia, otterresti soltanto l'umiliazione di sentirti scacciato via, quindi accontentati di giocare con gli altri pipistrelli tuoi coetanei e non pensare più al mondo diurno" . Ma il povero Lello non voleva credere alle parole del padre, così una bella mattina, quando il sole era abbastanza alto e tutti gli abitanti delle rive del lago erano svegli, Lello volò fuori e venne attratto immediatamente da un bellissimo cigno che nuotava placidamente nel lago, seguito dai suoi piccoli. Era Dorotea, il cigno più bello del lago, ma anche il più superbo. Il nostro Lello decise di fare amicizia con i piccoli cigni e iniziò a svolazzare loro attorno, per attirare l'attenzione e presentarsi, ma i piccoli cigni, a vedere quello strano animale dalle ali nere e appuntite, dal corpo peloso e dalle orecchie troppo grandi, si spaventarono e corsero a cercare rifugio sotto le ali della madre. Quest'ultima, terribilmente infastidita da quella presenza, apostrofò Lello con parole molto dure: "Non permetterò mai che i miei figli giochino con un essere mostruoso come te e non capisco come tu abbia avuto l'ardire di uscire in pieno giorno e mostrare la tua bruttezza spaventando coloro che ti incontrano!" Intanto gli altri uccelli si erano radunati attorno a Dorotea, dandole ragione e ridendo tra loro del povero pipistrello così brutto. "Mi dispiace" - disse Lello "se ho spaventato qualcuno, non era nelle mie intenzioni, ma prometto che non succederà più e che nessuno sarà disturbato in futuro dalla mia presenza". Così il piccolo Lello si avviò mesto verso il castello, con il cuore pieno di tristezza.
Intanto Celestina, la vecchia e saggia aquila, dall'alto della montagna e grazie alla sua vista acutissima, aveva assistito all'accaduto e, libratasi in volo verso il lago con le sue imponenti ali, atterrò proprio accanto a Dorotea e con tono severo disse: "Ancora una volta gli animali del bosco hanno dimostrato la loro superbia e la loro superficialità; spero davvero che non abbiano mai a pentirsene!" - E detto ciò, spiegò nuovamente le grandi ali e tornò sulla vetta da cui era venuta. Gli altri uccelli si spaventarono, come se le parole di Celestina presagissero qualche sventura; tutti tranne Dorotea che non diede molta importanza alla cosa, felice solo del fatto che in futuro nessun pipistrello avrebbe turbato le sue passeggiate sul lago.
Proprio durante una di queste passeggiate, Dorotea vide due cacciatori aggirarsi nei pressi del lago, in cerca di prede; i due non erano molto amanti della natura e non essendo riusciti a catturare nessun animale, puntarono il loro arco sul bellissimo cigno, che invano tentò di sfuggire alla loro mira. I cacciatori, colpita Dorotea, videro che tutto sommato era un carico troppo pesante da trasportare e che forse la sua carne non era neanche buona da mangiare, ed abbandonarono sulla riva il corpo sanguinante dell'animale. Gli altri uccelli, credendo che ormai non ci fosse più nulla da fare per il povero cigno, scapparono via impauriti, lasciando i piccoli di Dorotea nella disperazione. Ma dal castello, Lello aveva visto tutto e, nonostante bruciasse ancora dentro di lui l'umiliazione subita, provò tantissima tenerezza per quei poveri piccoli rimasti da soli. Chiamò il re suo padre e lo implorò di fare qualcosa per alleviare la loro sofferenza, così re Romualdo riunì un discreto numero di suoi pari ed insieme si recarono sul posto per vedere cosa si poteva fare. Si accorse immediatamente che Dorotea non era morta, ma che aveva solo bisogno di cure ed ordinò agli altri pipistrelli di portarla al castello. I piccoli cigni, erano atterriti dalla presenza di tanti pipistrelli, ma non osavano ribellarsi perché volevano assolutamente che la loro mamma guarisse, così, con un po' di ritrosia, s'incamminarono verso il castello, seguendo la madre che veniva portata in volo da quegli strani uccelli neri. Passò un intero giorno prima che la loro madre, sottoposta alle amorevoli cure di quegli esseri così brutti ma anche così generosi, riprendesse i sensi, ed i piccoli cigni ebbero quindi modo di capire che nonostante l'aspetto sgradevole, Lello aveva reso loro un favore impagabile.
Quale non fu la paura di Dorotea, quando al suo risveglio si vide circondata da decine di occhietti rossi che la guardavano attendendo che riprendesse i sensi: Il cigno, che non ricordava nulla, stava per inveire nuovamente contro i suoi ospiti, ma i suoi figlioli la calmarono raccontandole ciò che era accaduto e dicendole quanta gratitudine dovevano a re Romualdo, ai suoi sudditi e soprattutto a Lello che, scordando gli insulti ricevuti aveva permesso che lei si salvasse. Il cigno ricordò le aspre parole dell'aquila Celestina e capì quanto malvagio e superficiale era stato il suo comportamento nei confronti di Lello, gli chiese perdono e promise che da quel giorno qualsiasi pipistrello che avesse voluto scendere sulle sponde del lago, sarebbe stato il benvenuto.
Ancora oggi, chi si trovasse a passare nelle vicinanze di un lago, sotto un castello diroccato, potrà stupirsi nel vedere un piccolo pipistrello che gioca allegramente con i suoi amici cigni, alla luce di un sole che splende.


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