DELMONACO AMELIA

Title:I MITI DELL'ULSTER (PARTE I)
Subject:ITALIAN FICTION Scarica il testo


Amelia Delmonaco

I MITI DELL'ULSTER
(Parte I)




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LA VENUTA DEGLI DEI: I TUATHA DE' DANANN (Dal libro delle Invasioni, ovvero il Leabhar Gabhala - da testi scritti nel VI / VII secolo d.C.)

Prima di tutto, prima ancora della memoria dei popoli e prima ancora del Diluvio Universale, l'Irlanda era abitata da due popoli fieri e selvaggi: i Fir Bholg e i Fomori e la verde isola era imbrattata del sangue dei suoi figli che non conoscevano tregua nella lotta di sopraffazione. Allora , forse inviati dagli Dei sgomenti, arrivarono I Tuatha Dé Danann, figli della dea Danu. Essi portarono con loro quattro portentosi talismani: la pietra di Fàl, che urlava quando veniva toccata dal re voluto dagli Dei; la lancia di Lugh, che garantiva la vittoria; la spada di Nuadu, che uccideva sempre il nemico e il Calderone di Daghda, che nutriva tutti, non era mai pieno e mai vuoto. I Tuatha Dé erano inoltre molto sapienti perché conoscevano le arti magiche e l'uso delle erbe per guarire le ferite infette.
Ora accadde che, arrivati nella terra d'Irlanda, i Tuatha Dé vi trovarono i Fir Bholg, che non accettarono di cedere parte delle loro terre ai nuovi venuti, anzi tentarono di scacciarli e tutti i capi tribù per una volta tanto si unirono, si armarono e si accinsero alla battaglia. Nei pressi della valle di Magh Tuiredh, i due eserciti si scontrarono con grande strepito di urla e metalli. A capo dei Tuatha Dè c'era Nuadu, il grande eroe che, alla sua morte venne deificato e rimase nella memoria delle generazioni e dei popoli a venire per sempre. Il suo braccio impugnava una spada fatata che uccideva senza scampo, ma quel giorno, nella foga della lotta, un re dei Bholg gli tagliò il braccio e Nuadu rimase inerme ad osservare la spada che, sollevata dal braccio già troncato, infilzava il nemico e poi cadeva ai suoi piedi.
Benchè ferito, Nuada continuò a lottare e, infine, i Tuatha Dé vinsero, mandarono i superstiti Fir Bholg in esilio nelle isole Aran e rimasero padroni delle loro terre.
Ora esisteva una legge presso i Tuatha Dé Danann che impediva ad un re imperfetto di conservare il trono, perché si riteneva che prosperità, benessere, pace e felicità derivassero direttamente dalla integrità e magnanimità del Re in carica, e Nuadu dovette cedere lo scettro ad un altro eroe, Bres ( "il bello" ), che prese il comando del popolo dei Tuatha Dé mentre Nuadu si recava da Dian Cecht, dio dell'arte medica, che conosceva la magia così bene come le erbe, e che era anche un abilissimo fabbro. Egli gli fece un braccio d'argento in sostituzione di quello perso in battaglia e da allora il Dio si chiamò Nuadu Argatlamh (Nuadu dal braccio di argento).
Riconquistata la sua integrità, Nuadu tornò tra i suoi e vide come erano ridotti alla fame, angariati e mortificati dai Femori (" Demoni sotterranei"), gli originari abitanti dell'isola che erano governati da un re gigantesco, tremendo e tiranno: Balor dall'occhio malefico. Si dice infatti che avesse un solo grande occhio sulla fronte, la cui palpebra, per l'enorme peso, fosse quasi sempre abbassata, ma se per caso egli ti guardava, l'occhio ti uccideva all'istante, tanto malefico ne era lo sguardo. Questo capo aveva imposto ai Tuatha Dé tasse cosi onerose, che spesso non potevano essere pagate e allora gli inadempienti venivano uccisi. Nuadu chiamò Bres al suo cospetto e gli disse: - Cosa hai fatto? Perché il mio popolo è ridotto in questo stato di miseria e vergogna ?
- Non ho potuto impedire che ciò avvenisse perché i Fomori sono forti e potenti e il loro Capo ha l'occhio malefico, ma insegnerò a tutti l'arte del coltivare la terra, così potranno sopravvivere.
- E tu saresti un Tuana Dé Danann, di stirpe divina? Vile, misero, stupido, vanesio inetto pusillanime, non sei stato utile a me, e hai prostrato l'orgoglio di un popolo. Ma riconosco la forza del grano che cresce nei campi e solo per questo ti faccio grazia della vita. Ora va e che tu possa arare il tuo campicello in eterno!
Bres il bello svelò al popolo dei Tuatha Dè Dannan tutti i segreti dell'agricoltura e, quando morì, fu onorato dai figli dei figli dei figli del suo popolo, come Dio dell'agricoltura.
Intanto Nuadu preparava i suoi guerrieri alla battaglia contro i Fomori, ma prima occorre sapere che Balor dall'occhio micidiale viveva nell'isola di Tory e che, appena divenuto re, aveva interpellato un famosissimo indovino per sapere come sarebbe stato il suo regno e la sua vita. E il vate gli aveva detto:
- Tu sarai grande, potente e crudele. Molte vite calpesterai e molti ti odieranno ma ancor più ti temeranno. Il tuo regno sarà lungo e cruento, ma alla fine sarai ucciso da un tuo nipote, e a questo non v'è rimedio!
Quando Balor ebbe udito questa profezia, tremò di paura, chiamò le guardie rosso d'ira e disse loro:
- Fate venire Eithne, mia figlia !
Le guardie, tremanti, entrarono nelle stanze della dolce e bionda fanciulla intenta al ricamo con le sue amiche, la presero di peso e la portarono al cospetto di suo padre.
- Figliola, dimmi, quanti anni hai?
- Quattordici, mio Sire!
- Hai già lasciato la fanciullezza per avventurarti sui sentieri fioriti, ma per questo non meno ingannevoli, della piena giovinezza?
- Si, mio signore!
- Orbene, guardie, prendete questa traditrice del proprio padre e rinchiudetela nella torre del mio castello, poi muratene la porta di accesso, e che ivi rimanga finché avrà vita!
- Padre, padre mio! Perché distruggi così la vita della tua unica creatura e ne succhi la linfa vitale come fa il bruco sulle giovani foglie del ciliegio?
Perché mi condanni a una morte lenta e a giorni più tristi della morte stessa se mai nulla feci contro di te e ti amai con tenerezza e devozione? Quale demone alberga nel tuo cuore? Quale magia mutò il tuo spirito allegro e generoso in quello di un tiranno malvagio e dominato dalla follia?
Ma il re non rispose e con semplice gesto della mano firmò la condanna. Eithne gridò, implorò, pianse, maledisse, ma tutto fu fatto come il padre aveva ordinato perché non procreasse, e la fanciulla venne chiusa in quella torre altissima priva di scale e di accessi, non fosse altro che per una piccola feritoia nelle spesse mura , dalla quale, con un ingegnoso sistema di funi e di carrucole, le facevano arrivare il cibo e le altre cose necessarie alla sopravvivenza. Ella rimase in quella torre finché visse ma, dopo un anno da quel fatale giorno, generò tre gemelli. Nessuno mai ha saputo come ciò fosse potuto accadere, perché lei portò nella tomba il suo segreto, ma in molti pensarono che fu Oagen, il dio dell'Amore sotto forma di cigno, a penetrare nella torre e ad amare la povera, triste Eithne.
Balor, allora, furibondo, prese i tre gemelli e li gettò in mare perché affogassero, ma stranamente uno dei tre, appena in acqua, nuotò e giunse a un'isola dove un pescatore lo raccolse e lo salvò da morte sicura. La leggenda dice che il bambino venne nutrito da una balia veramente eccezionale, la Dea Tailtiu, che lo allevò con amore, curandone il corpo e la mente e sviluppando in lui forza, coraggio e poteri magici. Lo chiamò Lugh ( Il Brillante ) ed egli fu forse il più grande Dio-Re che la stirpe divina dei Tuatha Dè Danann abbia mai avuto.
Ormai adulto, egli tornò in Irlanda e si fece conoscere per il valore delle armi. Si diceva che possedesse una lancia fatata che correva da sola contro il nemico e lo troncava senza scampo. Ben presto la sua fama si diffuse in tutte le province dell'Ulster e l'eco del suo nome giunse alle orecchie di Nuadu che si accingeva a sfidare in battaglia l'esercito del Re oppressore Balor.
Nuadu convocò i più grandi dei-eroi della sua stirpe e tra questi c'era Daghda (il Dio buono) padre del Dio dell'Amore Oengus, che possedeva un bastone magico: da una parte uccideva e dall'altra rigenerava; inoltre aveva un calderone che non si vuotava mai e nutriva tutti e un'arpa che suonava solo tre temi musicali: quello che dava il sonno; quello che dava il riso; quello che dava il dolore. C'era poi Bress, forte e bello, ma altrettanto stolto e avaro, che si era salvato dal ripudio della tribù soltanto per le sue conoscenze agricole, ma che in battaglia era forte e micidiale come i migliori guerrieri; e c'era Ogma di forza straordinaria, valore e virtù e conoscenze eccezionali.
Infine c'era Lugh, dalla lancia fatata e dalle virtù soprannaturali.
Nuadu li chiamò tutti a sé e nella sala del trono così parlò:
- Miei prodi eroi figli di Dei, vi ho qui riuniti perché devo scegliere il mio erede al trono. Il prescelto sarà anche il comandante dei Tuatha Dé nella guerra ...