UGOLOTTI BRUNO

Title:VENDETTA
Subject:ITALIAN FICTION Scarica il testo


LA VENDETTA
Da "La Sala degli Specchi" di Bruno Ugolotti

Un uomo aveva voglia di comprarsi una casa. Va all'agenzia. "Ne abbiamo proprio una che sembra fatta per voi. Buon prezzo, posizione insuperabile, comoda, ben tenuta. E un altro gran vantaggio: troverete un vicino. Coi tempi che corrono si può sempre aver bisogno di qualcuno che vi difenda o che vi dia una mano".
L'uomo la va a vedere, la compra. La casa del vicino era gemella, costruita sulla stessa pianta. Le divideva solo una parete. Un gran bersò di piante rampicanti copriva parte del frontespizio comune. I due giardini erano divisi da una siepe, i due balconi da una griglia di ferro battuto colle punte. Il legno, utilizzato a profusione, dava alla costruzione in generale un'aria di serena nobiltà.
L'uomo arriva, scarica le sue carabattole, le sistema, mette i fiori al balcone, pulisce i vetri, dà giù di polvere agli angolini e si prepara per andare a letto quando un rumore assordante l'aggredisce. Esce, si affaccia alla griglia del balcone e vede il suo vicino all'altro lato, sdraiato al fresco, che beve birra mentre ascolta un concerto di musica afro-cubana trasmesso da un complesso stereofonico al massimo volume.
Paziente, poco incline alle liti e ligio alle regole del buon vicinato, l'uomo si astiene dal protestare. Si corica e, stanco com'è, alla fine riesce a addormentarsi.
La sera dopo, alla medesima ora, la medesima solfa. L'uomo si intrufola sotto al cuscino ma ha voglia di pigiarselo sul capo! Il baccano trapasserebbe un materasso. Poiché a dormire non ce la fa, prende un libro e si mette a leggere.
Arriva la terza sera e bis in idem.
"Sarà bene che gli vada a parlare", pensa l'uomo. "Lavoro tutto il giorno ed è giusto che alla sera mi riposi. D'altro canto, comunicare è proprio degli uomini e con un po' di buone maniere si può ottenere quello che si vuole".
Buonasera, buona sera, quando l'uomo ha esaurito gli argomenti il vicino gli fa:
"Signore mio, se non vi garba la musica affari vostri. Qui sono in casa mia e a casa mia faccio quello che mi pare".
E scola una bottiglia di birra più del solito.
Viene il sabato sera e a casa del vicino arrivano gli amici colle amiche. Chiasso, musica e balli. Le due, le tre di notte e la gazzarra non accenna a smettere.
"Questa volta mi sentono", dice l'uomo balzando dal letto.
Si mette la vestaglia, scende in giardino e va a bussare alla porta del vicino. Ma tutte le proteste sono inutili. Il vicino lo prende da una parte e gli canta sui denti:
"Se non vi garba che la gente si diverta affari vostri. Qui sono in casa mia e a casa mia faccio quello che mi pare".
Gli chiude la porta in faccia.
"Ve la vedrete con la polizia!" strilla l'uomo mentre se ne va.
Perde due ore al commissariato, non cava un ragno da un buco e torna giusto in tempo per vedere gli amici accomiatarsi con grida, strombettate e laceranti affollate di motore.
Al pover'uomo non rimane altro che far buon viso a cattiva sorte. Quando vien buio si tampona gli orecchi col cotone e il sabato va a dormire in cantina.
Ma era appena riuscito ad adattarsi quando il vicino arriva con un cane. Lo lega in giardino e va tranquillo pei fatti suoi. Il cane comincia ad abbaiare. Abbaia un giorno, due giorni, una settimana; mattina, pomeriggio, sera e notte. Non si interrompe che per mangiare.
L'uomo è arrivato al limite della sopportazione. Ciò malgrado, decide di fare un ultimo tentativo.
"Che cos'ha il vostro cane da abbaiare?"
"Non è abituato a star fuori e si lamenta perché vuol entrare".
"E voi perché non lo lasciate entrare?"
"Bravo, perché mi pisci sul pavimento?"
"Allora vendetelo o mollatelo".
"Sì, poi la guardia me la fate voi".
"Insomma, dovete metterci un rimedio".
"Se non vi piacciono i cani affari vostri", taglia corto il vicino. "Qui sono in casa mia e a casa mia faccio quello che mi pare".
Gli sbatte di nuovo la porta in faccia.
L'uomo esce in strada e compra una carrettata di fascine secche. Le accumula sotto il muro di casa sua, tira fuori un fiammifero e ci dà fuoco.
Il fumo sale per la facciata, il vicino si precipita sul balcone e vede l'altro fermo in giardino con le mani in tasca osservando le fiamme che dilagano. Scende a rotta di collo.
"Ma che fate, Dio santo?"
"Non lo vedete? Incendio la mia casa", risponde l'altro bello come il sole.
"Disgraziato! E la mia?"
"Se non vi garba l'odore di bruciato affari vostri. Qui sono in casa mia e a casa mia faccio quello che mi pare."


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