DA "LE MILLE E UNA NOTTE"

Title:STORIA DI ALÌ BABÀ E DI QUARANTA LADRI STERMINATI DA UNA SCHIAVA
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LE MILLE E UNA NOTTE.
Racconti arabi raccolti da Antoine Galland.


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STORIA DI ALÌ BABÀ E DI QUARANTA LADRI STERMINATI DA UNA SCHIAVA.

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In una città della Persia, ai confini degli Stati di Vostra Maestà, disse Sherazad a Shahriar, - vivevano due fratelli, uno dei quali si
chiamava Cassim, e l'altro Alì Babà. Poiché il padre aveva lasciato
loro solo dei beni modesti e loro li avevano divisi in parti uguali,
la loro fortuna avrebbe dovuto essere pari; il caso tuttavia volle
diversamente.
Cassim sposò una donna che, poco tempo dopo il matrimonio, ereditò una
bottega ben fornita, un magazzino pieno di buone mercanzie e delle
terre; questo lo fece arrivare da un giorno all'altro all'agiatezza, e
fece di lui uno dei più ricchi mercanti della città.
Alì Babà, invece, che aveva sposato una donna povera come lui, aveva
una casa molto misera, e l'unica sua possibilità di lavoro per
guadagnarsi la vita e per mantenere sé e i suoi figlioli, era di
andare a tagliare legna in una foresta vicina e di recarsi in città a
venderla, dopo averla caricata su tre asini che costituivano la sua
unica proprietà.
Alì Babà si trovava un giorno nella foresta, e aveva appena finito di
tagliare legna all'incirca sufficiente per caricare i suoi asini,
quando vide una fitta polvere che si alzava in aria e avanzava verso
di lui. Guarda attentamente e distingue un numeroso gruppo di persone
a cavallo che arrivavano a buona andatura.
Per quanto nel paese non si parlasse di ladri, Alì Babà, tuttavia,
sospettò che questi cavalieri potessero esserlo. Senza considerare ciò
che sarebbe capitato ai suoi asini, pensò a salvare sé stesso. Salì su
un grosso albero i cui rami, a poca distanza da terra, si diramavano
in cerchio, tanto vicini, gli uni agli altri, da essere separati solo
da uno spazio piccolissimo. Vi si sistemò in mezzo, con tanta maggior
sicurezza in quanto poteva vedere senza essere visto; inoltre l'albero
si trovava ai piedi di una roccia isolata da ogni lato, molto più alta
dell'albero stesso e tanto scoscesa che era impossibile raggiungerne
la cima da nessuna parte.
I cavalieri, alti, grossi, tutti con bei cavalli e bene armati,
arrivarono vicino alla roccia, e scesero da cavallo; Alì Babà, che ne
contò quaranta, non dubitò più, dal loro aspetto e dal loro armamento,
che si trattasse di ladri. Non si sbagliava: infatti erano ladri che,
senza fare nessun danno nei dintorni, praticavano il brigantaggio
molto lontano e si riunivano lì; e quanto egli vide fare lo confermò
in questa opinione.
Ogni cavaliere tolse le briglie al proprio cavallo, lo legò, gli passò
intorno al collo un sacco pieno di orzo che la bestia aveva portato
sulla groppa, e ognuno prese la propria bisaccia, la maggior parte
delle quali sembrò ad Alì Babà tanto pesante, da fargli pensare che
fossero piene di monete d'oro e d'argento.
Il cavaliere più appariscente, che Alì Babà prese per il capo dei
ladri, e che portava la bisaccia come gli altri, si avvicinò alla
roccia, molto vicino all'albero su cui egli si era rifugiato; e, dopo
essersi fatto strada attraverso gli arbusti, pronunciò queste parole:
- Sesamo, apriti -, così distintamente che Alì Babà le sentì. Appena
il capo dei ladri le ebbe pronunciate, si aprì una porta; e, dopo aver
fatto passare tutti i suoi uomini davanti a sé ed averli fatti entrare
tutti, entrò anche lui, e la porta si chiuse.
I ladri restarono a lungo nella rupe; e Alì Babà, temendo che qualcuno
di loro o tutti insieme uscissero mentre egli lasciava il suo
nascondiglio per fuggire, fu costretto a rimanere sull'albero e ad
aspettare con pazienza. Fu tentato, tuttavia, di scendere per
impadronirsi di due cavalli, salire su uno e portare l'altro per la
briglia, e di raggiungere la città spingendo i suoi tre asini davanti
a sé; ma l'incertezza del risultato gli fece prendere la decisione più
sicura.
Finalmente la porta si riaprì; i quaranta ladri uscirono; ma, mentre
il loro capo era entrato per ultimo, uscì per primo; e, dopo averli
visti sfilare davanti a sé, Alì Babà sentì che faceva richiudere la
porta, pronunciando queste parole: Sesamo, chiuditi -. Ognuno tornò al
proprio cavallo, lo imbrigliò, gli riappese la bisaccia e risalì in
sella. Quando il capo vide che finalmente tutti erano pronti a
partire, si mise alla loro testa e riprese con loro il sentiero da cui
erano arrivati.
Alì Babà non scese subito dall'albero; disse fra sé: "Possono aver
dimenticato qualcosa che li obblighi a tornare indietro, e se questo
capitasse sarei in trappola". Li seguì con lo sguardo finché li perse
di vista, e scese soltanto molto tempo dopo, per maggior sicurezza..
Poiché ricordava le parole con le quali il capo dei ladri aveva fatto
aprire e richiudere la porta, fu curioso di vedere se, pronunciate da
lui, producessero lo stesso effetto. Passò in mezzo agli arbusti e
vide la porta che essi nascondevano. Vi si mise davanti e disse: Sesamo, apriti -, e immediatamente la porta si spalancò.
Alì Babà si era aspettato di vedere un posto tenebroso e buio; fu
quindi stupito di trovarsi in un posto ben illuminato, vasto e
spazioso, scavato dalla mano dell'uomo, a forma di volta molto alta,
che riceveva la luce dalla cima della roccia, da un'apertura fatta
appositamente. Vide molte provviste alimentari, cumuli di balle piene
di ricche mercanzie, stoffe di seta e di broccato, tappeti di grande
valore e, soprattutto, monete d'oro e d'argento a mucchi, e in sacchi
o in grandi borse di cuoio le une sulle altre; e, vedendo tutte queste
cose, pensò che non da lunghi anni, ma da secoli, quella grotta
dovesse servire come rifugio ai ladri, che si erano succeduti gli uni
agli altri.
Alì Babà non esitò sulla decisione da prendere: entrò nella grotta e,
appena dentro, la porta si richiuse; ma questo non lo preoccupò:
conosceva il segreto per farla aprire. Non badò alle monete d'argento,
ma a quelle d'oro e in particolare a quelle che erano nei sacchi. Ne
prese, più volte, quante ne poteva portare e una quantità sufficiente
per caricare i suoi tre asini. Radunò gli asini che erano
sparpagliati; e, quando li ebbe fatti avvicinare alla rupe, li caricò
dei sacchi, e, per nasconderli, vi sistemò sopra della legna, in modo
che non potessero essere visti. Quando ebbe terminato, si fermò
davanti alla porta; e, non appena pronunciate le parole: - Sesamo,
chiuditi -, essa si richiuse; infatti si era richiusa da sé ogni volta
che egli era entrato nella grotta, ed era rimasta aperta ogni volta
che ne era uscito.
Fatto questo, Alì Babà riprese la via della città e, arrivato a casa
fece entrare gli asini in un piccolo cortile e richiuse la porta con
grande cura. Scaricò la poca legna che ricopriva i sacchi, che depose
e allineò davanti a sua moglie, che era seduta su un sofà.
La moglie aprì i sacchi; e, avendo visto che erano pieni di denaro,
sospettò che suo marito li avesse rubati; perciò, quando egli li ebbe
portati tutti, non poté trattenersi dal dirgli:
- Alì Babà, sareste tanto scellerato da...? - Alì Babà l'interruppe:
- Bah! moglie mia, - disse, - non temete; non sono un ladro, a meno
che non lo sia chi ruba ai ladri. Smetterete di avere questa cattiva
opinione di me, quando vi avrò raccontato la mia buona fortuna.
Vuotò i sacchi, il cui contenuto formò un grande mucchio d'oro che
abbagliò la moglie; e, fatto questo, le raccontò la sua avventura
dall'inizio alla fine, e concluse raccomandandole molto caldamente di
mantenere il segreto.
La moglie ripresasi e rinfrancatasi dallo spavento, si congratulò con
il marito per la fortuna capitata loro, e avrebbe voluto contare
moneta per moneta, tutto l'oro che era davanti a lei.
- Moglie mia, - le disse Alì Babà, - non siete saggia: che vorreste
fare? Quando finireste di contare? Scaverò una fossa e sotterrerò il
denaro; non abbiamo tempo da perdere.
- Sarebbe bene, - continuò la donna, - cercare almeno di sapere
all'incirca quant'é. Vado a chiedere uno staio dai vicini, e misurerò
il denaro mentre voi scaverete la fossa.
- Moglie mia, - rispose Alì Babà, - quello che volete fare non serve a
niente; astenetevene, se volete darmi retta. Fate tuttavia come
preferite, ma badate di mantenere il segreto.
Per appagare il suo desiderio, la moglie di Alì Babà esce e si reca da
Cassim, suo cognato, che non abitava lontano. Cassim non era in casa
e, in mancanza di lui, si rivolge alla moglie, pregandola di
prestarle, per poco tempo, uno staio. La cognata le chiese se lo
voleva grande o piccolo, e la moglie di Alì Babà gliene chiese uno
piccolo.
- Molto volentieri, - disse la cognata, - aspettate un momento, ve lo
porto subito.
La cognata va a cercare lo staio e lo trova, ma, poiché conosceva la
povertà di Alì Babà, curiosa di sapere che specie di grano sua moglie
volesse misurare, ...