TRILUSSA

Title:CIECO (IL)
Subject:ITALIAN SATIRE & HUMOR Scarica il testo


ER CECO


Su l'archetto ar cantone de la piazza,
ar posto der lampione che c'è adesso,
ce stava un Cristo e un Angelo de gesso
che reggeva un lumino in una tazza.

Più c'era un quadro, indove una regazza
veniva libberata da un'ossesso:
ricordo d'un miracolo successo,
sbiadito da la pioggia e da la guazza.

Ma una bella matina er propietario
levò l'archetto e tutto quer che c'era,
pe' dallo a Spizzichino l'antiquario.

Er Cristo agnede in Francia, e l'Angeletto
lo prese una signora forestiera
che ce guarnì la cammera da letto.


E adesso l'Angeletto fa er gaudente
in una bella cammeretta rosa,
sculetta e ride nella stessa posa
coll'ale aperte, spensieratamente.

Nun vede più la gente bisognosa
che je passava avanti anticamente,
dar vecchio stroppio ar povero pezzente
che je chiedeva sempre quarche cosa!

Nemmanco j'aritorna a la memoria
quer ceco c'ogni giorno, a la stess'ora,
je recitava la giaculatoria:

nemmeno quello! L'Angeletto antico
adesso regge er lume a la signora
e assiste a certe cose che nun dico!


Er ceco camminava accosto ar muro
pe' nun pijà de petto a le persone,
cercanno co' la punta der bastone
ch'er passo fusse libbero e sicuro.

Nun ce vedeva, poveraccio, eppuro,
quanno sentiva de svortà er cantone
ciancicava la solita orazzione
coll'occhi smorti in quell'archetto scuro.

Perchè, s'aricordava, da cratura
la madre je diceva: - Lì c'è un Cristo,
preghelo sempre e nun avè paura...

E lui, ne li momenti de bisogno,
lo rivedeva, senza avello visto,
come una cosa che riluce in sogno...


Da cinque mesi, ar posto der lumino
che s'accenneva pe' l'avemmaria,
cianno schiaffato un lume d'osteria
cor trasparente che c'è scritto: Vino.

Ma er ceco crede sempre che ce sia
er Cristo, l'Angeletto e l'artarino,
e ner passà se ferma, fa un inchino,
recita un paternostro e rivà via...

L'ostessa, che spessissimo ce ride,
je vorebbe avvisà che nun c'è gnente,
ma quanno è ar dunque nun se sa decide.

- In fonno, - pensa - quann'un omo prega
Iddio lo pò sentì direttamente
senza guardà la mostra de bottega.



IL CIECO


Sull'archetto all'angolo della piazza,
al posto del lampione che vi è adesso,
c'era un Cristo e un Angelo di gesso
che reggeva un lumino in una tazza.

Inoltre c'era un quadro, dove una ragazza
veniva liberata da un'ossesso:
ricordo d'un miracolo accaduto,
sbiadito dalla pioggia e dall'umidità.

Ma una bella mattina il proprietario
tolse l'archetto e tutto quel che c'era,
per darlo a Spizzichino l'antiquario.

Il Cristo andò in Francia, e l'Angioletto
lo prese una signora forestiera
che ci guarnì la camera da letto.


E adesso l'Angioletto fa il gaudente
in una bella cameretta rosa,
si atteggia e ride nella stessa posa
con l'ali aperte, spensieratamente.

Non vede più la gente bisognosa
che gli passava davanti anticamente,
dal vecchio storpio al povero pezzente
che gli chiedeva sempre qualche cosa!

Nemmeno gli torna alla memoria
quel cieco che ogni giorno, alla stessa ora,
gli recitava la giaculatoria:

nemmeno quello! L'Angioletto antico
adesso regge il lume alla signora
e assiste a certe cose che non dico!


Il cieco camminava rasente al muro
per non urtare contro le persone,
cercando con la punta del bastone
che il passo fosse libero e sicuro.

Non ci vedeva, poveraccio, eppure,
quando avvertiva di voltare l'angolo
borbottava la solita orazione
con gli occhi spenti in quell'archetto buio.

Perchè, si ricordava, da bambino
la madre gli diceva: - Lì c'è un Cristo,
pregalo sempre e non aver paura...

E lui, nei momenti di bisogno,
lo rivedeva, senza averlo visto,
come una cosa che riluce in sogno...


Da cinque mesi, al posto del lumino
che s'accendeva per l'Ave Maria,
vi hanno messo un lume d'osteria
dove sul trasparente è scritto: Vino.

Ma il cieco crede sempre che vi sia
il Cristo, L'Angioletto e l'altarino,
e nel passare si ferma, fa un inchino,
recita un Pater Nostrum e rivà via...

L'ostessa, che spessissimo ci ride,
gli vorrebbe avvisare che non c'è niente,
ma quando è al dunque non si sa decidere. -

In fondo, - pensa - quando un uomo prega
Iddio lo può sentire direttamente
senza guardare l'insegna della bottega.


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